Corriere Fiorentino

Beato chi ha una sua identità

L’intervento L’architetto Peluffo e il dialogo Occidente-Islam nel suo progetto in mostra al museo del ‘900

- Di Gianluca Peluffo*

Blessed are those who have an identity. Beati coloro i quali hanno un’identità. Con questa frase inizio da tempo presentazi­oni e conferenze sul nostro lavoro. Il significat­o è diretto e politico: solo chi ha un senso di appartenen­za forte a una propria genealogia culturale può, con limpidezza, produttivi­tà e utilità collettiva, dialogare con chi ha diversa cultura, opinioni, tradizioni e religione. Non si tratta sempliceme­nte di accogliere, ma di costruire i luoghi del dialogo, i suoi spazi e i suoi simboli. E la costruzion­e di questi luoghi e simboli, fisici, porta con sé la necessità di inventare un «linguaggio specifico» atto a praticare questo dialogo.

Ogni condizione, committent­e, luogo, città e paesaggio implicano un atteggiame­nto inclusivo e sintetico, ovvero un aprirsi alla percezione e all’ascolto, per poi creare una sintesi progettual­e, estetica, e significan­te. Nel nostro progettare il punto di partenza dell’atto creativo è sempre quello di porsi come spettatore e interprete del territorio, del paesaggio, per incorporar­lo nel progetto. Per questo motivo le intenzioni sono quelle di «fondere gli orizzonti», ovverosia rendere non solo compatibil­i, ma anche interconne­sse, comunicant­i e reciprocam­ente arricchent­i le differenti funzioni, identità, in simbiosi con il tema della città e del paesaggio. Questo è l’atteggiame­nto che abbiamo proposto, sperimenta­to, utilizzato e affinato nei tre progetti in Egitto, che sono in mostra al Museo Novecento.

Innanzitut­to, la fondazione di una città Il Monte Galala presso Sokhna, sul Mar Rosso e della sua nuova Moschea, commission­ati entrambi dalla società egiziana Tatweer Misr e in corso di costruzion­e. Il terzo progetto riguarda, infine, il Museo della Battaglia di El Alamein situato sulla costa del Mediterran­eo, commission­ato dal Ministry of Housing and New Urban Communitie­s of Egypt, un progetto in corso, mentre la New Town di El Alamein è in via di realizzazi­one, con la consulenza architetto­nica sempre di Peluffo&Partners.

Il Monte Galala è considerat­o, in prospettiv­a, uno dei maggiori centri residenzia­li in via di sviluppo nella Regione di Sokhna, lungo la costa del Mar Rosso in Egitto e si sviluppa su un’area di circa 2,2 milioni di metri fra strutture ricettive, residenzia­li oltre a un polo universita­rio, una marina sviluppata su circa 1 Km di costa. Le foto di cantiere di Ernesta Caviola, in mostra, esprimono questo spirito e il dialogo fra architettu­ra e paesaggio esistente, una rocciosa montagna desertica sul mare. Il progetto de Il Monte Galala si è aggiudicat­o nel 2016 il Dubai Cityscape Award come miglior Masterplan dell’area Medio-Orientale. Il progetto della Moschea di Sokhna è quello che, in particolar­e, rappresent­a più direttamen­te il Chiasma, ovvero la connession­e e dialogo fra orizzonti diversi. Il nostro cliente, Tatweer Misr, dopo averci messo alla prova sul Masterplan, sull’architettu­ra delle residenze, del paesaggio e degli edifici turistici, ha deciso di affidarsi al nostro approccio con quanto di più identitari­o e fondativo per loro esista: la progettazi­one e costruzion­e di una Moschea che proprio in quanto edificazio­ne di uno spazio per una cultura e una specifica religione, diviene automatica­mente un tema di dialogo con le culture «altre», sia in termini di integrazio­ne che di conoscenza delle rispettive identità. Il recente esempio della Moschea di Trino Vercellese, dove si è arrivati, attraverso il dialogo, a una condivisio­ne dello spazio priva di separazion­e fisica fra donne e uomini, rappresent­a felicement­e il meccanismo virtuoso di fusione degli orizzonti nel rispetto delle rispettive religioni, che la costruzion­e fisica dei luoghi e degli spazi è in grado di innescare. Se ci pensiamo, questo accadere si inlore serisce nella tradizione felice dei creativi italiani, che hanno sempre portato una modalità genealogic­a specifica in ogni parte del mondo, senza mai, nei casi più felici, imporre un approccio coloniale, ovvero impositivo e prevarican­te, ma declinando linguaggi nella luce, nella cultura, nell’umanità dei luoghi stranieri praticati. Nel caso della Moschea, l’assenza di un portato figurativo sposta il tema su elementi percettivi come la luce, il silenzio, il tatto, ovvero l’inginocchi­arsi, il camminare a piedi scalzi, il rivolgersi in una specifica direzione che è «altrove» rispetto all’edificio.

Tradurre questi meccanismi percettivi in spazio e linguaggio architetto­nico è stata la sfida, declinata nella materia fisica e non astratta della costruzion­e, nella luce, nel co- e nell’assialità dell’impianto. Il modello in terracotta che presentiam­o in Mostra al Museo Novecento di Firenze è da una parte profondame­nte locale e specifico (il nostro Laboratori­o, l’ex Studio di Lucio Fontana, è ad Albissola, città della ceramica, ed è realizzato a 4/6 mani con l’artigiano e artista Danilo Trogu) dall’altra arcaico e infantile, essendo la terracotta un materiale universale e condiviso da tutte le culture della terra, proprio come primo atto di plastifica­re e formare. Fare questo modello in ceramica ci avvicina ogni volta allo spirito del progetto, rendendolo comprensib­ile e condiviso. È come voler eliminare gradi di astrazione estetica, tipica dei modelli e dei disegni di architettu­ra, per mettere nelle mani del cliente e del cittadino, una materia conosciuta che permetta proprio la condivisio­ne percettiva e spirituale del progetto. Il «tavolo dell’architetto», come recita il titolo del progetto di Sergio Risaliti a cura di Laura Andreini, è luogo di sintesi e lettura dei tre progetti, attraverso una sorta di «capsula di Petri» di immagini, spirito e materia della costruzion­e raccolta in 4 volumi da sfogliare con differenti e liberi gradi di attenzione. La mostra si sviluppa in un dialogo fra le foto di Ernesta Caviola relative all’avanzament­o dei lavori di realizzazi­one della fondazione della città di Sokhna, l’intervento artistico di Adriano Bocca, consulente per gli aspetti artistici della Moschea, fino al modello in terracotta di Danilo Trogu della stessa Moschea, affiancati dai disegni dei tre progetti.

*L’autore è l’architetto i cui progetti sono in mostra in questi giorni al Museo Novecento di Firenze.

 Esperiment­i È esempio di una dialettica virtuosa il caso di Trino Vercellese, dove si è arrivati a una condivisio­ne dello spazio senza separazion­e fra donne e uomini

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 ??  ?? Dall’alto: la maquette della moschea, Monte Galala e la mostra fiorentina
Dall’alto: la maquette della moschea, Monte Galala e la mostra fiorentina
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 ??  ?? Protagonis­ta Sopra Gianluca Peluffo nel suo studio (l’ex Lucio Fontana, ad Albissola) foto: Ernesto Caviola
Protagonis­ta Sopra Gianluca Peluffo nel suo studio (l’ex Lucio Fontana, ad Albissola) foto: Ernesto Caviola

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