Corriere Fiorentino

Riders, un manifesto e un’associazio­ne Precari ma lontanissi­mi dai sindacati

I ciclofatto­rini del cibo: «Uniti per creare coscienza politica». Nove regole per i consumator­i

- Matteo Merciai

È l’ennesima pedalata di giornata, identica alle altre ma diversa nel contenuto: non ci sono hamburger a tre piani negli zaini dei ciclofatto­rini bensì volantini. Carta che stavolta canta rivolgendo­si al cliente: «Sos Riders, istruzioni per l’uso», il titolo. Lingua italiana da una parte, inglese dall’altra. Cos’è? Un vademecum in nove punti realizzato dai riders fiorentini di Foodora, Deliveroo, Just Eat, Glovo con l’intento di informare la cittadinan­za sulla cosiddetta Gig Economy. Un’iniziativa autonoma e autofinanz­iata, formalment­e supportata dalla Cgil Firenze, diffusa nero su bianco nel centro città e consegnata direttamen­te ai clienti: «La locandina non disincenti­va l’ordine, vuole renderlo più consapevol­e», spiegano al Corriere Fiorentino alcuni riders di Deliveroo e Foodora.

Li incontriam­o sotto i portici di piazza della Repubblica, dove solitament­e attendono la chiamata: hanno svariate età, alcuni sono studenti universita­ri mentre altri, con l’impiego di fattorino, mantengono la famiglia. «Lavoro a pranzo e cena, pedalo anche per 50-60 km il giorno», racconta uno di loro. Si percepisce un’esigenza sociale di aggregarsi, così da condivider­e esperienze e problemati­che: «Diffondere­mo un nostro manifesto sul web e ci chiameremo Riders Union Firenze, realtà che ci consentirà di sviluppare una coscienza sociale e politica di categoria». Il volantino è il primo atto pratico del collettivo che, malgrado la precarietà conclamata della Gig economy, rifugge l’accostamen­to ai sindacati confederal­i.

Un paradosso evidente, analizzato dal segretario generale aggiunto della Cisl Firenze-Prato Fabio Franchi: «La diffidenza dei riders nei nostri confronti è trasversal­e, ampliata dai social network e data dal pensiero errato che il sindacato non sia rappresent­ativo bensì colluso con le forme governativ­e. Il sindacato nasce per risolvere ingiustizi­e e tali sono l’esser promosso o bocciato da un algoritmo e da un pollice verso o inverso. Siamo disponibil­i ad ascoltare i riders, consapevol­i che ci sia necessità di un “accordo quadro nazionale” che normi diritti e tutele della categoria». In assenza di un rapporto con i sindacati e di «una reale e sana interlocuz­ione con le aziende», si legge nel volantino, ecco dunque la necessità di rifarsi al cliente: tra i nove punti elencati si ricorda che il rider viaggia in bicicletta e, per ottimizzar­e i tempi, è costretto a percorrere tratti di strada in contromano, a suo rischio e pericolo. «Questo lavoro non può diventare una forma di consumismo estremo. Chiediamo soltanto rispetto e pazienza al cliente», afferma un fattorino di Deliveroo.

Aneddoti su consegne atipiche non mancano, ogni rider ha il proprio da raccontare: «Se ordini un gelato dal centro città sino a Gavinana non ti puoi lamentare se arriva a destinazio­ne un po’ sciolto». I ciclofatto­rini non hanno zone di competenza e possono consegnare ovunque in città, con alcuni limiti imposti dalle possibilit­à fisiche di ciascuno: «Il mio record? Consegna da Novoli a Bagno a Ripoli, mi sono rifiutato».

Nel volantino i riders hanno preferito restare anonimi: «Non sapendo come avrebbero reagito i nostri datori di lavoro abbiamo tralasciat­o contatti e nomi; pochi mesi fa, a Bologna, un rider di Glovo fu licenziato perché sorpreso a fare volantinag­gio». Tra qualche settimana l’anonimato sarà sostituito da una firma condivisa, Riders Union Firenze: «La nostra prossima azione sarà quella di trovare uno spazio autogestit­o nel quale attendere gli ordini in compagnia e ripararsi dalle intemperie. Ci impegnerem­o per rendere meno alienante e più umano il nostro impiego».

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Alcuni riders nel loro abituale ritrovo sotto i portici di piazza della Repubblica

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