Sugo, il partigiano che si sentiva ancora in battaglia
«Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso». Era una delle frasi ripetute più spesso da Marcello Citano, il partigiano «Sugo», che si è spento all’alba di domenica a 91 anni. Quando partecipò alla liberazione di Firenze, nell’agosto del ‘44, «Sugo» non aveva ancora 18 anni. Era uno dei più giovani combattenti della brigata Sinigaglia. Marcello Citano era nato il 3 dicembre 1926 nel quartiere di Gavinana. A 17 anni scelse di darsi alla macchia, combattendo tra il Chianti e il Valdarno, nelle fila del Partito Comunista, prima di tornare in città per la liberazione. Il suo nome di battaglia, raccontava, non era legato al ragù, ma a una frase che pronunciò quando aderì alla clandestinità: «Non c’è sugo», disse per far capire che andare nel bosco non era un divertimento. Deposte le armi, non smise mai di combattere perché per lui la lotta partigiana non doveva servire solo per sconfiggere i nazifascisti, ma «per cambiare la forma della società». Così, fino all’ultimo ha partecipato a tutte le manifestazioni della Firenze Antifascista, era sempre presente, ogni 25 Aprile, alle celebrazioni in piazza Santo Spirito. E si era legato, da anni, al Centro Popolare Autogestito di Firenze Sud. «Sugo non era un anziano dedito al pessimismo, non usava rinchiudersi nel ricordo dei bei tempi andati — recita una nota di Potere al Popolo Firenze — Era un comunista nel vero senso della parola: nei suoi interventi, nel suo modo di guardare, dimostrava una fiducia grande nella vita che viene, nei giovani e nella loro possibilità di cambiare il corso delle cose». I funerali di Citano si terranno stamani, alle 9,45, alle cappelle del commiato di Careggi. E venerdì prossimo lo ricorderà un corteo da via Villamagna fino a piazza Elia dalla Costa.