L’estate delle tute blu davanti alla Bekaert «Contro i pirati in giacca»
Figline, presidio contro i licenziamenti. «Impediremo che portino via i macchinari»
C’è scritto «meno 29» sul cartello che i lavoratori della Bekaert hanno messo al centro del presidio, iniziato ieri davanti allo stabilimento di Figline Valdarno in concomitanza con il periodo di chiusura estiva dell’azienda. È il conto dei giorni che mancano al 4 settembre, il d-day che la multinazionale belga ha fissato per il licenziamento di tutti i 318 lavoratori. La produzione del filo d’acciaio che per decenni è stato creato per la sicurezza delle ruote Pirelli, sarà trasferito in uno stabilimento in Romania, dove il costo del lavoro è più basso. Ma gli operai di Figline non ci stanno: «Staremo qui fino al 19 agosto — spiega Yuri Campofiloni, segretario della Fiom Cgil — perché non vorremmo che l’azienda approfittasse della pausa d’agosto per portar via i macchinari e desertificare l’azienda». «E in più — aggiunge Alessandro Beccastrini segretario Fim-Cisl — vogliamo prender tempo in attesa di nuove certezze sul prolungamento degli ammortizzatori sociali e sulla reindustrializzazione».
Lorenzo Rispoli ha iniziato ieri notte il turno di presidio. Da trent’anni lavora nello stabilimento di Figline, ne ha viste tante. Eppure non ha voglia di rimuginare, guarda al futuro con la speranza di chi crede di non essere un numero: «Chi cerchi lavoratori specializzati, carichi di competenze, innamorati del proprio lavoro, li trova qui. Basta guardarsi intorno — dice —, gente come noi ha fatto della trasformazione di acciaio una vera e propria arte. Se non dovessimo più produrre fili speciali, sapremo fare qualche altra cosa. Ma il futuro siamo ancora noi».
Due anni fa, quando la Pirelli — il “cord steel” serve appunto per gli pneumatici — ha chiesto nuove performance, è qui a Figline che hanno saputo rispondere al meglio. Per questo i licenziamenti bruciano: è proprio il nuovo contratto imposto da Pirelli a Bekaert, infatti, ad aver innemo scato la crisi. Per la fornitura 2018-2022, l’azienda committente ha applicato una riduzione del 25%. I belgi hanno reagito andando a tagliare il costo del lavoro, destinando la produzione a Slatina, in Romania: «Io ci sono stato. Era il 2007 — dice Emanuele Vicini, uno dei tecnici inviato a insegnare la produzione — e mai avrei potuto immaginare che quei ragazzi che mi ascoltavano un po’ stupiti, più di dieci anni fa, oggi avrebbero potuto prendere il nostro posto. Non è certo colpa loro — aggiunge —, non facciamo una guerra tra poveri. Io sono stato anche in Cina : anche lì facce stupite e tanta voglia di capire. La verità è che la delocalizzazione è la trappola dei nostri giorni: noi insegniamo le nostre cose e il mondo ci frega». Sotto il sole che picchia forte, si allestisce un tavolo con panini e acqua fresca: «Il primo lunedì di agosto — dice un operaio tra i più anziani — si usciva dall’ultimo turno dandoci pacche nelle spalle e salutandoci per il ritorno in fabbrica a fine mese. Le ferie erano riposo meritato e attesa di tornare al nostro lavoro. Oggi aspettia- solo quel maledetto conto alla rovescia». E indica il cartello del count down, impietoso orologio di una difficile speranza che corre dietro le dichiarazioni politiche di giornata. «Siamo dentro un incubo — dice un altro operaio, Massimiliano Rossi — anche per il modo in cui ci hanno comunicato la cessazione dell’attività. Nessuno poteva immaginarlo, sia dopo le rassicurazioni a marzo, sia dopo la firma del contratto di secondo livello a giugno. Il 22 invece sono arrivati i licenziamenti. Lottiamo perché crediamo nelle nostre capacità, che abbiamo esportato in tutto il mondo. Vogliamo — aggiunge Rossi — che questa azienda rimanga in piedi, con tutta la capacità occupazionale: le menzogne che l’azienda ha sparso in ogni tavolo sono inaccettabili. Purtroppo negli ultimi venti anni i pirati in giacca e cravatta sono stati favoriti, abbattendo invece i diritti dei lavoratori. Per questo ci troviamo qui. Appesi a un filo». Questa mattina si terrà un incontro con in sindacati nella sede della Regione.