«Uno scherzo le offese razziste»
Confessano i due tredicenni degli spari al migrante. La scacciacani un regalo del babbo
I due tredicenni, fermati dopo il colpo di scacciacani sparato contro un migrante al grido di «negro bastardo», hanno confessato. Al pm hanno detto di non essere razzisti e di aver compiuto solo una bravata, «uno scherzo». La Procura però contesta ai ragazzini anche il razzismo, e i magistrati assicurano che — seppure non imputabili per la legge italiana — il gesto dei due non resterà impunito. Partiranno le indagini dei servizi sociali sulle famiglie, dopo di che la Procura prenderà le sue decisioni. La pistola usata nell’aggressione a Buba Ceesay, gambiano di 24 anni ospite della parrocchia di Vicofaro, sarebbe stata regalata a uno dei due ragazzini dal padre.
Hanno confessato i due ragazzini di tredici anni che una settimana fa hanno sparato con una pistola scacciacani contro un migrante. «Non siamo razzisti, è stata solo una bravata» hanno ammesso i due davanti ai poliziotti che nei giorni scorsi si sono presentati a casa per eseguire le perquisizioni. Hanno raccontato di essere loro gli autori degli insulti — «negro bastardo» — contro il giovane del Gambia che stava facendo jogging intorno alla parrocchia di Vicofaro e hanno poi spiegato di aver sparato un colpo contro il giovane per impaurirlo: «Era solo uno scherzo, nessun motivo ideologico».
Ma la Procura per i minori, guidata da Antonio Sangermano, non la pensa così. Appena arrivati gli atti la pm Ersilia Spena, sostituto di turno, ha deciso di contestare ai due non solo le minacce ma anche l’aggravante del razzismo. Essendo minori di quattordici anni i due ragazzini non sono imputabili, quindi la loro posizione sarà destinata ad essere archiviata. Questo non significa però — fanno sapere dalla Procura — che quel gesto resterà impunito. I provvedimenti ci saranno e potrebbero essere anche piuttosto incisivi.
Il primo passo della Procura nei prossimi giorni sarà quello di affidare l’incarico ai servizi sociali per capire cosa succede in quelle due famiglie apparentemente senza grossi problemi. I due ragazzini, conosciuti per essere particolarmente vivaci, fino a oggi non avevano mai dato problemi, vanno a scuola, frequentano le medie, e non provengono da un contesto disagiato. In base alla relazione degli assistenti sociali la Procura per i minori deciderà poi come muoversi. L’obiettivo principale ovviamente sarà quello di avviare a un percorso teso a far capire ai ragazzi la gravità del gesto compiuto.
In casa di uno dei ragazzi gli investigatori hanno ritrovato l’arma — che pur funzionando come una pistola vera non aveva comunque la capacità di fare del male — e oltre 200 proiettili. Si tratta di una pistola scacciacani senza il tappo rosso, regalo del padre a uno dei due ragazzi. Quando gli uomini della Digos si sono presentati nell’abitazione dei tredicenni i genitori sono cascati dalle nuvole. Non immaginavano che potessero essere coinvolti i figli in quella storia finita su tutti i giornali. Nei prossimi giorni verranno ascoltati anche loro.
In realtà agli investigatori è bastato molto poco per chiudere il cerchio. Con l’aiuto delle telecamere della zona e delle testimonianze sono arrivati facilmente ai due ragazzi che la sera del 2 agosto sono usciti di casa con una pistola scacciacani in tasca. Quasi sicuramente l’azione non era premeditata ma anche su questo ci sono accertamenti in corso. I due usavano quell’arma per divertirsi la sera, l’avevano già fatto altre volte. E alcuni residenti hanno raccontato agli investigatori di spari sentiti in strada e di alcuni ragazzini, sempre gli stessi, che si aggiravano lì.
La serata del 2 agosto era cominciata prima delle 23, ora in cui i due tredicenni con la pistola in tasca hanno incrociato sulla loro strada Buba Ceesay, il gambiano di 24 anni ospite della parrocchia di don Massimo Biancalani. Prima di arrivare vicino alla chiesa avevano sparato alcuni colpi a salve in un terreno dietro una palestra, lì dove sono stati trovati altri due bossoli. Così, per ingannare il tempo. Poi mentre andavano via con la bici si sono imbattuti in Buba che si stava allenando come tutte le sere. E così hanno deciso di dare la svolta a una serata che evidentemente era stata per loro piuttosto noiosa.
Il clamore suscitato da quel gesto sicuramente non se l’aspettavano — e questo conferma la scarsa consapevolezza che avevano di quello che stavano facendo — ma quando si sono resi conto hanno commentato quel gesto nella chat con gli amici. E anche su questo la Procura sta facendo le indagini.
I magistrati I due giovani non sono imputabili, ma i pm non vogliono lasciare il gesto impunito
I servizi sociali Inizierà ora un’indagine sulle famiglie, in base alle relazioni la Procura deciderà cosa fare