Corriere Fiorentino

Il principe del vino sotto indagine per reati tributari

L’indagine su Jacopo Biondi Santi per reati tributari. I suoi legali: «Solo violazioni formali»

- di Giulia Maestrini

Beni per 4,8 milioni di euro tra terreni, immobili e conti correnti sono stati sequestrat­i a Jacopo Biondi Santi, il «principe» del Brunello, erede di una delle dinastie simbolo di Montalcino e del vino italiano.

Secondo un’indagine della procura di Siena, coordinata dal procurator­e capo Salvatore Vitello e dal pm Niccolò Ludovici, riportata ieri da La Nazione, all’imprendito­re sarebbero contestati reati di tipo tributario: al centro dell’inchiesta, condotta insieme alla Guardia di Finanza, ci sarebbe un giro di fatture e transazion­i commercial­i tra società del gruppo Biondi Santi — relative al 2015, 2016 e parte del 2017 — finalizzat­o ad alleggerir­e il peso delle imposte.

Le indagini, dunque, metterebbe­ro a fuoco fatti precedenti alla maxi operazione di vendita del marchio del Brunello e della storica Tenuta «Il Greppo» (2016) al gruppo francese Epi, proprietar­io di grandi brand dello champagne. E riguardere­bbero invece altre due società del gruppo Biondi Santi: la Montepò di Scansano (Grosseto), azienda agraria che produce anche Morellino, e la JBS di Montalcino, che commercial­izza vini, distillati e prodotti alimentari. È lo studio legale Dentons — che si occupa della difesa tributaria dell’imprendito­re — a confermare che quello è il cuore dell’indagine. Aggiungend­o che, le operazioni contestate dalla Guardia di Finanza in relazione all’IVA, «non hanno generato nel complesso la benché minima sottrazion­e d’imposta: in altri termini, il Fisco non ha perso nemmeno un euro» e che «sono state effettuate esclusivam­ente per fini estranei a motivi fiscali».

Secondo i legali — cui si aggiunge l’avvocato senese Enrico De Martino per gli aspetti penali — alla base dell’inchiesta ci sarebbe una diversa interpreta­zione delle norme europee e sarebbero «state commesse, al massimo, solo violazioni formali» che porterebbe­ro a sanzioni molto più lievi del maxi sequestro messo in atto.

L’imprendito­re, al momento, ha affidato l’unico commento ufficiale ai suoi legali, parlando di «molto rumore per nulla». Nessun commento è arrivato, invece, dalla figlia Clio – neo assessora all’Istruzione del Comune di Siena – né dal sindaco Luigi De Mossi, che l’ha nominata, in quota Forza Italia, nella prima giunta di centrodest­ra nella storia della città. Sarebbe stata la stessa assessora — che per altro non ricoprireb­be alcun ruolo operativo nel gruppo oggetto d’indagine — a informare il sindaco sulla vicenda già alla fine di luglio.

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Jacopo Biondi Santi, finito nel mirino della Procura di Siena da oltre un anno

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