Piombino si riaccende, in 40 tornano al lavoro
In arrivo le navi per la commessa di Ferrovie. «Felici di tornare a lavorare dopo 3 anni»
Stamani 40 operai delle acciaierie tornano a lavoro e per alcuni di loro si tratta della fine di un’attesa lunga tre anni. Stanno infatti per arrivare le navi con i materiali che servono per la commessa di Ferrovie, primo risultato raggiunto dalla nuova gestione dell’indiano Jindal. «Spero che Jindal continui così, spero che tutti gli altri miei colleghi tornino a lavoro», dice Giacomo, un lavoratore che era a casa dal 2015.
La commessa è salva, la speranza ritrovata. Tra l’inizio e la metà di settembre, arriveranno a Piombino circa 40 mila tonnellate di blumi e con questo materiale utile per realizzare le rotaie chieste dalle Ferrovie dello Stato partiranno nuovamente i treni dei laminatoi (la parte dell’impianto di lavorazione del prodotto), dando di nuovo lavoro a quegli operai rimasti a casa per lungo tempo. Per questo sono quaranta in tutto i dipendenti ex Lucchini che questa mattina torneranno a timbrare il cartellino. «Sono molto felice di tornare al lavoro dopo tutto questo tempo», dice Giacomo Ghizzani, operaio delle acciaierie, fermo dal giugno del 2015, che tornerà oggi a lavoro. «Credo che Jindal abbia iniziato con il piglio giusto e con maggior serietà rispetto a Cevital, vedremo poi se manterrà questa strada».
Il cambiamento rispetto al recente passato insomma è concreto. Nei due anni di proprietà algerina Cevital questi dipendenti hanno ricevuto molte rassicurazioni, ma di lavoro poco o nulla.Gli indiani di Jindal invece, a capo delle acciaierie toscane da un mese circa, hanno già fatto un piccolissimo passo in avanti rispetto al loro cronoprogramma, che prevede di riassorbire tutti e duemila dipendenti ex Lucchini. Innanzitutto, ha salvato la commessa di Ferrovie che Cevital non sarebbe stata in grado di ottemperare, mettendo anche le carte in tavola in vista della prossima gara indetta da Rfi per il prossimo 24 settembre: di una commessa composta da tre lotti per un totale di circa 350 mila tonnellate. Lavoro, in poche parole, che riprende già questa mattina con la ripartenza dei laminatoi. Gli operai che lavoravano nell’area a caldo (l’altoforno) hanno seguito dei corsi di formazione, passato dei test e oggi possono rientrare nello stabilimento. Ghizzani ad esempio si occupava delle cabine elettriche nell’altoforno, ora invece sarà impiegato nel reparto distribuzione energetica di tutto l’impianto. «Spero tutti i miei colleghi di reparto torneranno al lavoro — dice — L’inizio di Jindal dà di che sperare, anche se certi aspetti possono essere migliorati, come anticipare le demolizioni e la partenza del forno elettrico. Non è giusto far pagare a questa azienda i ritardi di altri, ma ci sono colleghi che sono fermi dal 2014 e questo territorio ha fame di lavoro».
Il cronoprogramma prevede un riassorbimento graduale degli operai, che dovrebbero a arrivare a 600 su 2.000 già a novembre, per poi arrivare al reintegro completo entro il 2020 con la ripartenza dell’area a caldo. Con i forni elettrici, insomma. «La gente ha bisogno di lavorare, ci sono dei drammi familiari, sia per noi diretti che per l’indotto: i colleghi delle aziende hanno terminato anche gli ammortizzatori sociali», spiega Ghizzani. La strada, però, sembra quella giusta. «Speriamo che Jindal continui così».
Prospettive
L’imprenditore indiano è pronto anche per la gara indetta da Rfi per il 24 settembre sulla produzione di 350 mila tonnellate di acciaio