Vicofaro, scontro Rossi-Salvini
Il ministro: tempi duri per l’amico dei clandestini. E il governatore va da don Biancalani
Il ministro
Tempi duri per il prete che ama attaccare me e circondarsi di presunti profughi... Ancora un po’ e la canonica scoppiava. Chiuso!
La replica
Il parroco: Salvini dice stupidaggini Rossi: parole non degne di un ministro, ridia alle Regioni la gestione dell’accoglienza
A Vicofaro ci sono i camion che fanno il carico di latte, zucchero, uova, letti, materassi. Dodici ragazzi, del Ghana, della Nigeria, traslocano per andare dall’altra parte di Pistoia. Direzione, la parrocchia di San Niccolò a Ràmini. Un sopralluogo di vigili del fuoco e Asl ha sancito che il Cas (Centro d’accoglienza straordinario) che don Massimo Biancalani ha creato sopra la parrocchia di Santa Maria Maggiore a Vicofaro non è a norma per ospitare richiedenti asilo. Il caso scatena la reazione del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che esulta sui social: «Chiuso!». Mentre il governatore Enrico Rossi arriva a Vicofaro per portare la sua solidarietà. E don Biancalani è netto: «Si tratta di un attacco politico».
La parrocchia di Vicofaro, nel complesso, ospita un centinaio di persone. Cinque italiani senza casa, gli altri stranieri, quasi tutti africani. Il Cas dichiarato inagibile, in cui ci sono 12 persone, è al primo piano. Ma la relazione dei vigili del fuoco si concentra sul piano terra, sull’impianto elettrico, sulla cucina, sulla mancanza di un solaio ignifugo e sul rischio di un incendio che possa coinvolgere il piano superiore. Così, mentre dal primo, dove si dorme su letti veri, i richiedenti asilo traslocano, proprio accanto alla cucina incriminata restano invece trenta ospiti. Non rientrano negli accordi con la prefettura: ci sono immigrati che hanno perso il lavoro (ad alcuni dei quali sarebbe scaduto il permesso di soggiorno), ma anche italiani senza casa. E lì si dorme con i materassi per terra. «Meglio qui che alla stazione», dice Serena, pistoiese di nascita, da due anni a Vicofaro. Il ghanese Jamal, 20 anni, è invece uno degli inquilini del «primo piano» e aspetta il trasloco stringendo tra le mani un libro di Tennessee Williams: «Io qui stavo bene». Nella piccola parrocchia di Ràmini, dove invece ci sono venti stranieri, di cui 5 del Cas, i responsabili sono tranquilli: «Il posto c’è, i letti stanno arrivando, sistemeremo tutti».
E se Matteo Salvini scrive sui social che sono «tempi duri per il prete che ama circondarsi di clandestini africani, ancora un po’ e la canonica scoppiava. Chiuso!», è la prefettura di Pistoia (che dipende dal Viminale) a precisare che non si può parlare formalmente di chiusura. Vicofaro ospita ancora una novantina di persone e il contratto con l’associazione Virgilio (responsabile del Cas) resta in piedi grazie alla parrocchia di Ràmini. A don Biancalani arriva tuttavia l’ammonizione dal vescovo Fausto Tardelli. «La situazione si presenta seria e non può essere sottovalutata. Il monsignor Vescovo, invitando all’accoglienza e sostenendola sempre, ha affermato anche che la doverosa accoglienza di chi è nel bisogno va fatta bene, al meglio, in ambienti sicuri e idonei – recita una nota della Curia – In ogni caso, la Diocesi offrirà la massima collaborazione per una idonea accoglienza in strutture adeguate».
E mentre i consiglieri regionali Pd, Massimo Baldi, Leonardo Marras e Marco Niccolai si augurano una riapertura rapida del centro, perché quella di Don Biancalani è «un’esperienza da salvaguardare», il governatore Enrico Rossi va di persona a Vicofaro a portare la solidarietà al sacerdote: «È bene che si facciano queste verifiche, ma chiederò alle Asl di farle in tutti i Cas della Toscana, in modo che ci sia ovunque la certezza che siano a norma. La differenza tra questa e altre strutture è che Vicofaro non ha fini di lucro e quindi merita un particolare apprezzamento». Rossi, che per andare a Pistoia ha rinviato l’incontro con gli operai Bekart a Figline, annuncia di aver versato un piccolo contributo per l’adeguamento della parrocchia di Vicofaro e invita «tutti i cittadini toscani a fare altrettanto». Poi l’attacco politico: «Dobbiamo tornare al sistema d’accoglienza gestito non dalle Prefetture ma dalla Regione, con piccoli centri, in accordo coi sindaci. Funzionava». Quanto al tweet di Sal-
vini, un cronista Rai chiede a Rossi: «È quasi una rivendicazione?». Il governatore risponde: «Questo mi sembra profondamente sbagliato da parte di un ministro».
Don Biancalani trascorre gran parte della giornata a rispondere a telefonate da tutt’Europa, a girare video per i social, a parlare con i giornalisti: «Salvini ha scritto una stupidaggine». Quanto ai rilievi dei Vigili del fuoco, «se ci sono rilievi, io li accetto. Ma c’è qualcosa di strano: avevamo già ricevuto un’ispezione ad aprile, erano state mosse delle contestazioni e ci siamo adeguati. Ora il nuovo controllo dice che il piano terra non è adeguato: ci credo, ma visto che molti Cas sono ospitati in appartamenti, mi domando se le ispezioni vengano fatte andando a bussare agli appartamenti al piano di sotto». Il sacerdote si dice comunque preoccupato per i costi dell’adeguamento, stimati in 100 mila euro.
E se Papa Francesco ha detto che «se non si può integrare è meglio non ricevere», don Biancalani risponde: «Premesso che qui facciamo persino corsi di italiano che di solito nei Cas non vengono fatti, il problema del sovraffollamento e della struttura vecchia esiste. Ma se un ragazzino che dorme alla stazione si presenta qui una sera, io preferisco dargli un giaciglio precario anziché farlo dormire al freddo. Ci fosse una rete più ampia potrei dire di no. Ma le strutture sono le stesse di vent’anni fa, di prima della crisi e delle ondate di stranieri. Vorrei poter fare di meglio, ma se le istituzioni locali non fanno niente, io offro quello che posso».
Il vescovo Tardelli La situazione non può essere sottovalutata La doverosa accoglienza di chi è nel bisogno va fatta bene, al meglio, in ambienti sicuri e idonei