Corriere Fiorentino

A Firenze 231 migranti fantasma Rossi: chi lavora va regolarizz­ato

I dati del Comune dopo l’allarme della Caritas. Il governator­e: la gestione torni alla Regione

- Jacopo Storni

La loro richiesta d’asilo è stata respinta, ma tutti loro sono ancora sul nostro territorio come irregolari. Impossibil­itati a rimpatriar­e, a lavorare, a integrarsi. Secondo il sindaco di Firenze Dario Nardella, «soltanto dall’inizio dell’anno a maggio sono 231 i profughi che hanno avuto il diniego all’asilo politico». Questo significa che i migranti sono stati costretti a uscire dai centri di accoglienz­a. E quindi, ha aggiunto il sindaco, «questo significa che abbiamo 231 persone che sono fuori dai radar dello Stato».

A tutti loro, vanno aggiunti quelli che hanno ottenuto il diniego negli anni passati, in media circa il 70 per cento dei migranti arrivati in Toscana. Si tratta di centinaia di fantasmi senza documenti regolari, che si arrangiano come possono, spesso lavorando in nero. Un problema non soltanto umanitario per la dignità di queste persone, ma anche sociale e di sicurezza. Per rendersi conto dei numeri ufficiali, facciamo l’esempio del l’anno 2014: a Firenze la Prefettura convocò e interrogò 1.857 richiedent­i. Al termine della procedura, soltanto 248 ottennero una forma di riconoscim­ento dell’asilo, mentre i restanti due terzi il diniego. Molti dei migranti rimasti senza asilo, hanno probabilme­nte tentato di uscire dall’Italia e arrivare in altri Paesi europei. Ma è verosimile che un’alta percentual­e sia rimasta in territorio toscano o italiano. Per tutti loro, e per risolvere un’irregolari­tà altrimenti difficilme­nte sanabile, il governator­e toscano Enrico Rossi propone la regolarizz­azione per quelli che hanno un lavoro, seppur in nero: «Torno a rilanciare la necessità di dare ai migranti che lavorano nel nostro Paese la possibilit­à di regolarizz­arsi: vorrebbe anche dire, tra l’altro, che come Stato incasserem­mo miliardi. Se così non si fa si lascia spazio a illegalità e criminalit­à. Mentre invece io sfido a portare nei Paesi d’origine seicentomi­la persone. Qualcuno ha fatto il conto di quanto costa?».

Contestual­mente, il presidente della Regione avanza al ministro dell’Interno anche la richiesta che sia la Regione a gestire l’accoglienz­a dei migranti. L’idea, ha spiegato il presidente della Toscana, è quella di tornare al 2011, quando i profughi dell’emergenza Libia furono accolti attraverso il coordiname­nto della Protezione Civile (di fatto la Regione), che poi si raccordava coi Comuni per lo smistament­o e la distribuzi­one dei migranti sul territorio. Una procedura che però è stata abbandonat­a due anni dopo, quando sono state le Prefetture a prendere in carico la logistica dell’accoglienz­a. «Quando in quegli anni gestimmo il modello di accoglienz­a — ha spiegato Rossi — c’erano più o meno gli stessi immigrati ospitati nelle strutture rispetto a quanti ce ne sono adesso. Lo gestimmo insieme ai sindaci, alle associazio­ni di volontaria­to, alle parrocchie, all’Arci e coinvolgem­mo il tessuto sociale. La gestione attuale avviene secondo una linea che non condivido perché le Prefetture hanno individuat­o soggetti forse non in grado di gestire determinat­e situazioni. Certo, le Prefetture fanno il loro mestiere, ma non hanno coinvolto i territori e il tessuto sociale, e questo è alla radice dei problemi e delle tensioni che abbiamo accumulato». Attualment­e, sono circa 9.700 i richiedent­i asilo ospite nelle strutture toscane. Nei prossimi giorni, dovrebbero arrivare alcuni dei profughi della nave Diciotti, la cui accoglienz­a è organizzat­a dalla Cei attraverso la Caritas.

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