Corriere Fiorentino

«Il cibo per i poveri ai malati ricoverati» Indagate 4 suore

- Antonio Passanese

«Maldicenze, gente cattiva che vuole metterci in difficoltà». Le quattro suore indagate dalla Procura di Arezzo per truffa ai danni dell’Unione Europea continuano a professars­i innocenti ma le prove raccolte dalla guardia di finanza (con tanto di foto) per conto del pubblico ministero Iulia Maggiore qualche dubbio lo farebbero sorgere. Sta di fatto che ieri per le quattro suore dell’ordine Figlie di Sant’Elisabetta — due sono di Firenze e due di Arezzo — è stato chiesto il rinvio a giudizio perché, secondo l’accusa, avrebbero utilizzato il cibo nei pacchi ricevuti attraverso i fondi europei, e destinati alle famiglie povere, per le strutture che gestiscono e che sono convenzion­ate con il Sistema sanitario nazionale. Si tratta degli istituti di via Venti Settembre e di Policiano nel comune di Arezzo e dell’istituto di Pratovecch­io Stia in Casentino. L’inchiesta sarebbe nata in seguito a un controllo fiscale sul lavoro nero in città: nelle immagini che gli investigat­ori hanno inviato alla pm, e che ora fanno parte del fascicolo, si vedrebbero scatole di pelati e buste di pasta con il marchio della Comunità Europea vuoti, i cibi già stoccati nelle cucine e anche quelli appena cucinati che sarebbero stati somministr­ati ai pazienti (tutti paganti e nessun indigente). «L’accusa che ci contesta la Procura è molto pesante — dice una delle suore ai microfoni del TgR Toscana — Noi non abbiamo fatto nulla, se volete sapere altro andate a chiederlo a chi ci ha denunciato e ci ha fatto del male. Sia chiaro: quel cibo non lo abbiamo mai utilizzato per le nostre strutture ma lo abbiamo distribuit­o ai poveri». Di diverso avviso la pm Maggiore secondo cui, tra dicembre 2016 e novembre 2017, le quattro religiose avrebbero invece ottenuto dagli enti preposti alla distribuzi­one dei beni Fead (Fondo di aiuto europeo agli indigenti) alimenti non commerciab­ili, e del valore di circa 8 mila euro, per poi utilizzarl­i nei centri gestiti dall’ordine. «È una menzogna», ribattono le Figlie di Sant’Elisabetta.

La difesa

«Solo maldicenze di chi ci vuole mettere in difficoltà»

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