Dalla Diciotti a Scandicci: «Vittoria»
L’arrivo dei primi due eritrei che saranno ospitati in Toscana
Hanno in mano due buste piene di vestiti. Indossano le scarpe bianche fornite dalla Caritas. Hanno gli occhi stanchi ma lo sguardo di chi finalmente ha trovato un po’ di pace. Ore 18.05. Il pullmino della Caritas arriva nel piazzale della chiesa di San Martino, a Scandicci Alto. Scendono Alessandro e Jacopo, i due operatori sociali. E con loro, Kidane e Habtom, 28 anni e 29 anni, eritrei rimasti quasi dieci giorni a bordo della Diciotti, la nave bloccata per 10 giorni al porto di Catania per volere del ministro dell’Interno Matteo Salvini, contrario allo sbarco. Arrivano da Rocca di Papa, dove sono stati ospitati grazie al finanziamento dalla Cei. Appoggiano le buste per terra e fanno il segno della vittoria. È stato un percorso a ostacoli, lungo quasi un anno. Sono scappati per non fare il servizio militare, per sfuggire a una dittatura che trasforma i giovani in soldati. Poi il viaggio della speranza, il deserto sui pick-up, i ricatti dei trafficanti. Quindi la Libia, quei capannoni con altri prigionieri. La fame, le malattie rimaste senza cure, la detenzione e la tortura. Adesso sono qui. Ad abbracciarli c’è il sindaco di Scandicci Sandro Fallani, il direttore della Caritas Alessandro Martini, il comandante dei carabinieri Aldo De Angelis, il parroco della chiesa don Aldo Menichetti. Resteranno qui ospiti della Caritas fiorentina. Riceveranno vitto e alloggio, assistenza legale e psicologica. Saranno inseriti nel percorso di richiesta d’asilo. «Agire nella carità è manifestazione di fede e l’impegno all’accoglienza della Chiesa si fonda sul Vangelo. Da qui nasce l’offerta della nostra diocesi a tendere una mano anche a questi altri nostri fratelli», ha detto l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori.