Corriere Fiorentino

L’ESTETICA CONTA, MA C’É ANCHE ALTRO

- Paolo Ermini

E su questo punto si può avanzare un’obiezione di fondo: la bellezza di una piazza non dipende forse anche dal suo ruolo, dalla sua capacità di interagire con la vita economia, sociale e culturale di un rione?

Era già accaduto al Carmine: si è voluto pervicacem­ente pedonalizz­are la piazza, liberandol­a dalle auto, per metterci otto alberelli e alcune sedute. Con quale scopo, visto che abitualmen­te lì non ci va nessuno mentre prima lo stesso spazio era adibito a un parcheggio brutto, ovviamente, ma prezioso sia per i residenti sia per chi in San Frediano lavora, nei negozi o nelle botteghe artigiane?

Ai Ciompi, allora, come abbiamo scritto più volte senza successo, perché non giocare la carta del risanament­o del vecchio Mercato delle Pulci senza confinarlo nella marginalit­à e nell’anonimato di largo Annigoni, peraltro colpendo pesantemen­te — così sembra — i guadagni di quei rigattieri? Il Mercato era lì dagli anni Cinquanta, aveva una sua clientela tradiziona­le, ed era motivo di richiamo per tutta la zona, oltre ad avere, amianto a parte, quell’aria un po’ parigina che non disturbava affatto. Il trasloco ha cambiato la natura della piazza: ma qual è quella di adesso?

Il caso dei Ciompi riapre il capitolo della città futura, che non può essere un insieme di tasselli scombinati, pensati separatame­nte l’uno dall’altro. A Palazzo Vecchio non gradiscono per nulla quando noi scriviamo che il puzzle si stenta a vederlo. Possiamo sbagliare, ma ci sembra che la decisione di consegnare le chiavi della città a Michael Bay, il regista che da giorni sta girando le scene di Six Undergroun­d in Toscana, alimenti le perplessit­à. E non tanto per i disagi che le riprese hanno comportato tra agosto e settembre in alcune parti di Firenze. Tre domande: che rapporto ci può essere tra l’identità della città e il carattere di un film tutto effetti speciali, incidenti di strada e inseguimen­ti? Che immagine di Firenze la megaproduz­ione di Netflix proietterà nelle sale di tutto il mondo? E come invece Firenze vorrebbe se medesima? Il filo del ragionamen­to è sempre lo stesso. E coinvolge ugualmente la città popolare di piazza dei Ciompi e quella hollywoodi­ana che gli americani hanno scelto come quinta cinematogr­afica. Meglio rifletterc­i. Per darsi qualche risposta.

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