Maggio, marionette per portare in scena Verdi
Arriva la trilogia popolare. Il regista Micheli: per ogni opera un colore della bandiera
Rigoletto, La traviata, Il Trovatore, come tre atti di un’unica opera. Accomunati, sul piano dello spettacolo, da un’identità visiva, che trova il suo emblema nel tricolore italiano: perché il termine Trilogia Popolare che raduna questi tre capolavori di Verdi «non indica solo la loro celebrità, ma parla del popolo italiano. Verdi padre della patria», ci spiega il regista Francesco Micheli, che per il Teatro del Maggio ha ideato uno spettacolo che collega la messinscena dei tre titoli (s’inizia con Il Trovatore, il 13 settembre, poi Rigoletto il 15 e La traviata il 21, ore 20). I colori della bandiera italiana tingono all’inizio un modulo scenico, che poi si scompone definendo strutture e spazi; e ciascuno poi domina e caratterizza le scene dell’opera cui si riferisce: «il rosso passione dei conflitti nel Trovatore, il bianco del pallore mortale di Violetta nella Traviata, il verdepalude che allude ai melmosi intrighi della corte mantovana».
Quelle storie, ci dice Micheli, sono senza tempo, come dei miti; appartengono alla nostra cultura: «ne siamo i protagonisti, attori – spettatori di vicende accadute chissà quando ma che si ripetono quotidianamente e non smetteranno di ripetersi: Violetta lotta contro le convenzioni sociali dell’epoca perché la donna possa avere una vita migliore e più emancipata. Sono storie attuali».
Una modernità ribadita anche da Fabio Luisi, che sarà sul podio dei complessi del Maggio per tutti i tre titoli: «Ciascun protagonista aspira alla libertà, trasgredendo: Gilda ama il Duca che non può amare, Violetta vuole liberarsi dal suo ruolo di cortigiana per poter amare qualcuno». Storie che fanno parte di un patrimonio e che nel Trovatore vengono raccontate con l’impiego in scena di marionette, e come tali, ingigantite, si presentano i personaggi; e all’inizio, Ferrando, colui che narra la tremenda storia della zingara che bruciò un figlio del Conte di Luna, ha le fattezze di Verdi: «un anziano cantastorie, che per inscenare una antica storia, assurda e irresistibile, ritira fuori le sue preziose marionette. Come faceva mio nonno per far conoscere l’opera ai suoi figli», dice Micheli. E se le maschere dominano in Rigoletto, come emblema di quel mondo di ipocrisie, nella Traviata, Violetta è come una fra tante preziose bambole da collezione: «oggetti eccezionali e ammirevoli, tanto desiderabili quanto privi di quella libertà, e autonomia che definisce l’essere umano». Marionette, maschere e bambole di cartapesta sono state realizzate dallo scenografo Jacopo Allegrucci, che da anni lavora per il carnevale di Viareggio.