Lo stupro sotto il ponte di Varlungo: parla la ragazza
Varlungo, il racconto della ragazza. Violenze e furti: la lunga lista di precedenti dell’uomo
È rimasta per quasi un’ora in balia del suo aguzzino, poi è riuscita a fuggire. È il racconto della studentessa che è stata picchiata e violentata vicino al ponte di Varlungo, domenica sera, intorno alle 23. Per quell’aggressione di estrema ferocia è stato fermato Arnaut Muistafa, romeno di 25 anni, con l’accusa di violenza sessuale, lesioni e rapina per averle portato via il cellulare. È stato lei a riconoscerlo. E ora lui è rinchiuso a Sollicciano, in attesa dell’udienza di convalida prevista stamattina di fronte al gip Fabio Frangini. È grazie al racconto della ragazza arrivata dalla Mongolia per studiare a Firenze e di una sua amica, che gli investigatori della squadra mobile, coordinati dal pm Paolo Barlucchi hanno ricostruito la notte di orrore. Doveva essere una serata come tante per la studentessa che stava tornando alla «Casa dello Studente». «Arrivo» aveva annunciato, alle 23, con un sms a un’amica quando ha incontrato il suo aggressore. Lui, secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’ha afferrata per i capelli. Lei si è difesa, ha provato a gridare, immaginando che quell’atto di ribellione potesse farlo desistere. Si è liberata da quella presa, ma quando ha imboccato la rampa del sottopasso per correre verso la residenza universitaria lui l’ha ghermita, picchiata e trascinata dietro un albero. Ancora botte, ancora minacce. «Se non stai buona ti ammazzo», le avrebbe intimato, schiaffeggiandola. Poi, la violenza. È stato un passante a mettere in fuga il malvivente, che ha perso lungo la strada il marsupio, contenente i documenti, e un cappellino. E lei, seminuda, è scappata. Muistafa ha negato di essere mai stato in quel posto, quando gli agenti lo hanno fermato. Su di lui i sospetti della squadra mobile: potrebbe essere l’autore anche di altre violenze avvenute in città. L’ultima, il 23 giugno, proprio nella zona del Varlungo, vittima una giapponese. Muistafa, che vive in una casa abbandonata in via Dalla Chiesa, ha un lungo curriculum da malavitoso. Nel maggio 2012 è stato denunciato per ricettazione e possesso di chiavi alterate. Nel giugno dello stesso anno, è stato arrestato dalla polizia perché durante una rissa tra connazionali ha accoltellato all’addome un romeno ed è finito a Sollicciano con l’accusa di tentato omicidio. Per una rissa in carcere, è stato condannato in via definitiva a sei mesi: è stato emesso un ordine di esecuzione poi sospeso perché, per legge, la condanna è inferiore a 4 anni. Nel 2014 è stato denunciato per lesioni personali e porto di oggetti atti a offendere: aveva aggredito due connazionali. Stesse accuse nel maggio del 2016. Nell’aprile del 2018 la polizia gli ha trovato un coltello sotto la bicicletta e lo ha denunciato per porto abusivo di armi. Denunciato, nel maggio scorso, per furto, è anche per invasioni di terreni.