La grande paura del fuoco
Seconda notte di battaglia contro le fiamme. Settecento sfollati. Rogo voluto: 5 sospettati
Ci sono cinque sospettati per il disastroso incendio che ha distrutto almeno 600 ettari di bosco e molti uliveti tra Calci e Vicopisano. Persone note alle forze dell’ordine. I carabinieri della Forestale sono riusciti a trovare fisicamente il luogo dell’innesco, andato distrutto (e per cercarlo, hanno rischiato la vita tra le fiamme). È certo: le origini sono dolose. E il luogo è quasi lo stesso di un episodio simile, avvenuto 7 giorni fa. Alcuni testimoni hanno visto strani movimenti a San Giusto, dove è partito il fuoco alle 22 di lunedì sera. La Forestale ha già acquisito i video delle telecamere in ingresso e in uscita dal paese. Le indagini sono coordinate dal Pm di Pisa, Alessandro Crini. Ma il fuoco continua a bruciare e per consentire il passaggio dei Canadair e degli elicotteri antincendio, anche oggi (dopo 4 ore ieri) l’aeroporto di Pisa sarà chiuso dalle 7 al tramonto.
Le cause
«Certo che è doloso: un incendio non parte di notte lontano dagli uliveti», si sfoga uno stanchissimo Massimiliano Ghimenti. Il sindaco di Calci ha passato la notte a coordinare, con il suo assessore Giovanni Sandroni (esperto antincendio) le operazioni, a fianco dei vertici della Protezione civile . Sono stati 180 i vigili del fuoco e volontari partiti nella notte, ma spesso hanno dovuto fermarsi, la «tempesta di fuoco», alimentata dal vento con folate fino a 50 m/h, faceva volare le lingue ovunque, «sembrava acqua rossa, che circondava tutto», spiegano i volontari, con il volto scuro di cenere. Alla fine, saranno 350 le persone all’opera.
Gli sfollati
Nella notte, tutti si sono impegnati a sfollare oltre 300 persone a Calci, soprattutto dai piccoli borghi come Montemagno.
Qui c’è almeno una casa bruciata, in tutto saranno una decina. Le squadre devono intervenire, non fare bilanci: devono bloccare i fronti, che si sono divisi. I due principali sono verso Fossone, a Calci, sotto il Monte Serra. L’altro è avanzato verso Vicopisano, dove alle 5 del pomeriggio di ieri altre 400 persone sono state evacuate dalla Noce. Alla fine, solo 30 di Calci vanno in albergo, gli altri sono ospitati da amici ed alcuni rientrati in casa.
Lo stato di emergenza
Il presidente Enrico Rossi, subito arrivato la mattina a Calci, ha annunciato lo stato di emergenza regionale, chiedendo al governo di firmare un provvedimento analogo: «Porterò la richiesta al governo», assicura il ministro dell’Agricoltura Gianmarco Centinaio, venuto a verificare di persona, «un disastro». Ma la prima richiesta, alla protezione civile, di Rossi, è stata per i Canadair. Gli unici che col vento forte potevano scaricare acqua per bloccare le fiamme e consentire alle squadre di tamponarle. Ma questi aerei possono lavorare solo dall’alba al tramonto: per questo sono partiti alle 7. Alla fine saranno 5 in azione, per farli lavorare l’aeroporto di Pisa chiude dalle 16,20 al tramonto. Un lavoro infinito, con durante la giornata piccoli fronti che si riaprono. Dal centro operativo, si guarda con attenzione in serata quello, grande, che avanza verso le antenne del Monte Serra: lì, possono intervenire solo gli elicotteri, un Chinook, un S64 e quello della Regione. Ci si dispera per il vento forte ripartito dalle 17.
I danni
Secondo la Coldiretti ammontano a 4 milioni per gli agricoltori. Stefano Berti, presidente della Cia, spiega che «100 ettari di uliveti sono bruciati», almeno 4 mila ulivi distrutti, tra cui «anche quelli del convento di Nicosia, medicei, vecchi di 400 anni». Se le fiamme hanno aggredito le radici saranno persi del tutto. «Per rifare un bosco — spiega il ricercatore dell’università di Firenze Bruno Foggi — ci vogliono 100 anni. Se interviene l’uomo, 30-40 anni. Ma prima, bisogna capire quanto profondi sono i danni». E lo sono: Sandroni si sfoga con i volontari, «alla prima pioggia, potremmo avere un altro disastro se tutta la cenere e i rifiuti prendono la via dei fossi». Rossi preme: «Subito la bonifica». La bestia di fuoco, ancora non domata, lascia danni anche con l’acqua.
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Il presidente Rossi Ho firmato subito lo stato di emergenza regionale, chiedo anche al governo di farlo e di avviare subito la bonifica contro il rischio alluvioni