Corriere Fiorentino

Io nella Certosa, con l’inferno alle mura

Il racconto per immagini e parole del fotoreport­er Massimo Sestini Lo squillo nella notte: «Brucia Calci». Ho pensato alla Moby e sono partito

- Di Massimo Sestini

CALCI (PISA) Firenze, ore 1.19: suona il telefono. È Eugenia, la mia assistente. «C’è un grandissim­o incendio che incombe sulla Certosa di Calci. Bisogna andare, serve il servizio della notte». Riflettiam­o un istante.

Sembra la stessa telefonata di 27 anni fa quando dall’altra parte della cornetta una voce, un comandante di polizia ci avvertiva: «A’ profugo ce sta una nave in fiamme al largo di Livorno». Quella volta partii in pigiama. Arrivato sul porto non si vedeva nulla. Quel traghetto enorme lo raggiunsi con un battello dei sommozzato­ri dei vigili del fuoco spacciando­mi per un uomo della presidenza del Consiglio. Pochi minuti e mi trovai — da solo, unico testimone —, davanti alla grande nave in fiamme. A Calci è andata diversamen­te. Le fiamme si vedevano già dall’Aurelia. Fumo denso e acre. Un grande bagliore arancione, intenso, rosso fuoco, dietro la Certosa. La Certosa di Calci.

Sono solo e abbandono l’auto su un vialetto antistante l’ingresso. Proprio accanto a un bellissimo uliveto. Ho la Certosa davanti a me. Dietro le fiamme che stanno divorando il Monte Serra e che incombono sull’ex monastero. Il grande portone è chiuso. Il muro di cinta è invalicabi­le. Ma bisogna entrare. Il vento è fortissimo. Rinuncio a usare droni o altre diavolerie aeree. Impossibil­e alzarsi in cielo anche per gli elicotte-

A un passo dal rogo

All’improvviso le fiamme arrivano alle mura

Poi cambia il vento e sembrano fermarsi: l’ex monastero è stato risparmiat­o

ri che volano la notte.

A piedi percorro il perimetro della Certosa. E vedo delle torce nei campi. Incontro una persona, vive in una delle casette più vicine, e mi indica un altro signore, uno di quelli con la torcia, è un custode. È lì da 24 anni, ha paura di perdere il «suo» monastero. Con la torcia è come se tenesse a bada l’incendio. Non stacca mai gli occhi dalle fiamme che si avvicinano. Lo supplico di venire ad aprire il portone di ingresso per farmi entrare. Mi accompagna, è molto gentile. Di colpo siamo nel cortile principale dell’ex monastero. Da dentro la Certosa sembra ancora più minacciata. Il rosso del fuoco è indefinibi­le. Tutto, dietro agli alti muri di cinta sembra privo di distanza. Chissà quanto si stanno avvicinand­o le fiamme. Chiedo al custode di spegnere la luce sulla facciata principale. Di colpo il cielo diventa tutto arancione e rosso. È come se fossimo circondati. Il vento tira sempre più forte, il fuoco avanza inesorabil­e dalla montagna.

Giro in lungo e in largo la Certosa, che oggi è anche un museo di storia naturale, vado dietro dove ci sono le celle, nel chiostro con la fontana e i cipressi nerissimi. Il nero e il rosso. Tutto sembra indefinito. La mia reflex vede quello che a occhio nudo non riesco a percepire: la tragicità di una battaglia immane. Il fronte dell’incendio è talmente vasto da non vederne quasi la fine. E poi c’è il fumo che entra nei polmoni, negli occhi. Penetra nei vestiti. Il silenzio è interrotto solo dal crepitio delle fiamme e dai ruggiti del grecale. E dallo squillare del telefonino del custode. Qualcuno gli sta dicendo che si sta incendiand­o tutto l’oliveto all’ingresso della Certosa. Le fiamme sono arrivate anche qui. Realizzo in quel momento di aver lasciato la mia auto proprio su quel vialetto, accanto ai vecchi ulivi. Corro, davanti a me un muro di fumo impenetrab­ile. Mi arrotolo la giacca sulla testa, come un turbante, per proteggere occhi e vie respirator­ie. Sono in apnea, proprio come 27 anni fa a Livorno. La mia auto è a qualche decina di centimetri dalle fiamme alte tre metri. Penso: o la va o la spacca. E decido di tuffarmi, metterla in moto e innestare una folle retromarci­a. Ma non posso mollare la Certosa. Parcheggio in un posto più sicuro. Rientro: davanti all’ingresso ci sono i volontari antincendi­o della Regione che spengono le fiamme che stavano divorando gli ulivi. Riesco di nuovo ad entrare. C’è la direttrice della Certosa, Anna Fontana, è con il marito. Lucidissim­i e gentilissi­mi (come il custode) anche se intorno c’è l’inferno. Io scatto altre foto. Loro controllan­o che tutto sia a posto.

Le fiamme, di colpo, è come se avessero rallentato la loro avanzata: la Certosa è salva. Fuori le luci blu della polizia municipale. La gente sta scappando dal gruppetto di case sotto Montemagno. Famiglie intere che fuggono. altri in strada che osservano la montagna. Volti coperti da mascherine improvvisa­te, indosso i primi vestiti trovati. La notte continua per tutti nella palestra di Calci. Siamo sfollati. Il folle gesto di un piromane criminale ha rischiato di cancellare tutto. È stata una notte di difesa, di gente comune che ha lottato con le fiamme. La Certosa è salva. Forse anche le case. Ma la montagna rosso fuoco fa ancora paura.

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La Certosa di Calci di fronte alle pendici del monte Serra dove, la notte scorsa, infuriava l’incendio appiccato da uno o più piromani (foto: Massimo Sestini)
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Le fiamme sul monte Serra oltre le alte mura dell’ex monastero: l’incendio arriverà a lambire la Certosa
 ??  ?? Una signora scappa dalla sua casa chiudendo il cancello, a destra la corte delle celle della Certosa
Una signora scappa dalla sua casa chiudendo il cancello, a destra la corte delle celle della Certosa
 ??  ?? Una donna guarda dalla finestra le fiamme avvicinars­i a Montemagno, fuori dalla sua casa (sotto), un’altra donna cede alla disperazio­ne
Una donna guarda dalla finestra le fiamme avvicinars­i a Montemagno, fuori dalla sua casa (sotto), un’altra donna cede alla disperazio­ne
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 ??  ?? Vigili del fuoco e volontari alle prese con le fiamme nell’oliveto di fronte all’ingresso della Certosa
Vigili del fuoco e volontari alle prese con le fiamme nell’oliveto di fronte all’ingresso della Certosa
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I soccorrito­ri all’ingresso della Certosa mentre alle spalle dell’ex monastero infuria il rogo sul Monte Serra
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I residenti raccolti in strada si coprono il volto dal fumo con dei fazzoletti

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