Di Giorgi, addio ai renziani «È un partito-fortino»
La svolta di Rosa Maria Di Giorgi, deputata renziana: «I colonnelli di Renzi hanno creato un partito chiuso. Per questo alle primarie per il segretario toscano Pd voterò Valerio Fabiani (candidato della sinistra Pd, ndr) e non Simona Bonafè».
Reperto numero uno, giugno 2009: davanti al comitato elettorale «Matteo Renzi sindaco», Rosa Maria Di Giorgi si accalora rispondendo alle domande dei giornalisti sulla possibilità che gli elettori di sinistra votino contro Renzi: «Matteo è energia e aria fresca per la sinistra». Reperto numero due, ieri. «I cosiddetti colonnelli di Renzi vogliono un partito-fortino, mentre bisogna tornare ad essere aperti e inclusivi. Per questo vedo con favore la candidatura a segretario regionale del giovane Valerio Fabiani (esponente della sinistra Pd, ndr)», dice la deputata, dirigente del Cnr in aspettativa.
Lei è stata una delle fedelissime di Renzi. Perché questa svolta?
«Sono fedelissima alle mie idee di rinnovamento, che sono rimaste le stesse. Con questo spirito, insieme a Federico Gelli e a tanti altri, avevamo creato un gruppo di 500 persone di ogni tipo e di ogni età pronte a impegnarsi nel Pd a partire dal congresso per la segreteria regionale. Volevamo fare una lista a supporto di Simona Bonafè (la candidata renziana, ndr) per dare voce ai tanti nostri iscritti che chiedono discontinuità rispetto all’impostazione che ci ha portato a perdere Pisa, Siena, Massa, Pistoia, Arezzo .... ».
I renzianissimi vi hanno controproposto una lista unitaria, ma non avete trovato l’accordo sui posti. Non un bello spettacolo.
«In che senso, scusi? Le idee camminano sulle gambe delle persone e io chiedo rispetto — anche a lei — per i nostri iscritti che ogni giorno si impegnano per il partito. E poi il problema di fondo non sono stati i posti in assemblea, ma il fatto che non c’è la volontà di aprire il partito ai tanti che se ne sono allontanati. E se ne sono allontanati perché qualcuno, anche in Toscana, pensa che fare politica sia solo scrivere parole d’ordine su Facebook e fare un bel tweet, mentre invece bisogna recuperare il rapporto faccia a faccia con le persone, specie quelle critiche. È questo atteggiamento di chiusura del gruppo dirigente toscano che mi addolora molto».
A cosa si riferisce?
«Mi lascia perplessa l’aria militaresca che si respira nei circoli del Pd fiorentino in questo congresso. Nella lista di Bonafè ci sono tanti segretari di circolo, quasi a dire che chi non sta con lei è fuori linea. Ma un partito vive per dare spazio a tante voci».
Da qui la scelta di appoggiare Fabiani.
«Una scelta personale. Non me la sento di rinunciare alle energie delle 500 persone che erano pronte a entrare in lista con Gelli per cambiare il Pd».
E al congresso nazionale appoggerà Zingaretti?
«È una persona di valore che dice cose interessanti, ma ora pensiamo al Pd toscano».
Alle ultime Politiche lei, vicepresidente del Senato uscente, è stata dirottata sulla Camera. L’endorsement a Fabiani è una specie di vendetta?
«Il mio è un percorso politico, non personale. In ogni caso anche nella composizione delle liste abbiamo pagato lo scotto di decisioni prese in splendida solitudine, senza confronto».
❞ Dobbiamo tornare a essere inclusivi, per questo vedo con favore la candidatura di Valerio Fabiani a segretario regionale