Fiesoli, ecco l’ultima condanna
Ma il rientro in carcere potrà avvenire solo se la Cassazione confermerà la sentenza
Ancora una condanna per Rodolfo Fiesoli. La Corte d’Appello infligge una pena complessiva di 14 anni e 10 mesi al «guru» della comunità di recupero per bambini e adolescenti disagiati. Fiesoli però ancora non andrà in carcere: si aspetta la Cassazione.
Ancora un processo d’appello, ancora una condanna per Rodolfo Fiesoli. A sette anni dall’esplosione dell’inchiesta, dopo due sentenze di merito e una della Cassazione sui maltrattamenti e gli abusi al Forteto, la Corte d’appello infligge una pena complessiva di 14 anni e 10 mesi al «guru» della comunità di recupero per bambini e adolescenti disagiati. La sentenza, che accoglie la richiesta del pg Luigi Bocciolini, però non è ancora definitiva. E Fiesoli, 74 anni, alle spalle già una condanna definitiva per atti di libidine e maltrattamenti, non va in carcere. La difesa, infatti, dichiara ancora battaglia, prima ancora del deposito delle motivazioni: «Ricorreremo in Cassazione» annuncia il difensore Lorenzo Zilletti appena i giudici escono dall’aula 30, alle 18.30, dopo due ore di camera di consiglio.
Insieme a Fiesoli, i giudici della terza sezione condannano Daniela Tardani a 6 anni e 4 mesi per violenza sessuale di gruppo e accoglie il patteggiamento a 2 anni per altri quattro imputati di maltrattamenti: Luigi Serpi, Francesca Tardani, Elena Tempestini e Mariella Consorti (difesi dagli avvocati Luca Bisori, Massimiliano Palena, Simonetta Perrone Compagni, Vincenzo De Franco). La Cooperativa il Forteto, in solido insieme a Fiesoli e Tardani dovrà inoltre rimborsare le spese di giudizio della parte civile, assistita dall’avvocato Giovanni Garbatini.
È un nuovo capitolo del procedimento su Fiesoli, condannato in primo grado a 17 anni e mezzo. La pena era stata ridotta in appello, nel 2016, a 15 anni e 10 mesi e poi in parte cancellata dalla Cassazione. Gli Ermellini avevano riconosciuto che i ragazzini in difficoltà erano arrivati in comunità per salvarsi e in realtà erano finiti in un inferno. Costretti a rompere i rapporti con le famiglie dissestate e ad abbandonarsi alle attenzioni del fondatore della comunità. Ma la Suprema Corte aveva annullato la condanna per un episodio di violenza sessuale su un giovane che venne spinto a subire le carezze di Fiesoli dalla madre affidataria Daniela Tardani. E aveva però ordinato un nuovo processo per qualificare quell’episodio come violenza sessuale semplice o di gruppo. Ora la Corte d’appello definisce quell’atto come violenza di gruppo, rileva il vincolo della continuazione per tutti i reati ancora procedibili, tranne quindi quelli prescritti, e arriva così alla pena di 14 anni e 10 mesi. Per conoscere i motivi della decisione bisognerà attendere un mese.
In aula, non c’è Fiesoli, ma c’è Sergio Pietracito, presidente del Comitato vittime del Forteto: «Siamo soddisfatti, l’importante che la pena sia certa. Ora si vada avanti col commissariamento del Forteto: nel primo processo ci sono state persone accusate di reati, accertati ma prescritti, che ci risulta siano ancora soci con diritto di voto. E auspichiamo anche — aggiunge — che si arrivi al voto per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta». Anche Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, commenta il verdetto: «La sentenza dimostra che al Forteto, come messo nero su bianco già dalle sentenze e dalle commissioni d’inchiesta, intorno al pedofilo c’era una setta formata da persone che lo hanno sostenuto e aiutato e che fino ad oggi si erano salvate solo grazie alle prescrizioni. Purtroppo Fiesoli resta ancora in libertà: ci auguriamo che la giustizia faccia rapidamente il suo corso e che arrivi al più presto la sentenza che lo porti in galera». Anche lui sollecita Governo e Parlamento ad «attivare al più presto la commissione parlamentare e il commissariamento della cooperativa agricola».