Uccise la fidanzata, torna in tribunale Stavolta deve pagare per maltrattamenti
Diciannove anni fa uccise la sua fidanzata la notte di San Valentino. Ieri l’uomo è stato condannato a un anno per stalking nei confronti della sua fidanzata. Winsi Gaddi Abdulaye Guibanin, 50 anni, originario della Costa d’Avorio, era finito sotto processo per maltrattamenti e lesioni. Ieri il giudice Giampaolo Boninsegna ha riqualificato il reato in stalking e ha condannato l’uomo a una provvisionale di 5 mila euro che la donna, 36 anni, assistita dall’avvocato Luca Maggiora, vuole devolvere a favore di un’associazione a difesa delle vittime di maltrattamenti. In aula ha raccontato come cominciò la storia con il musicista e dj di musica reggae, conosciuto per caso a Pitti. Di lui sapeva solo che in passato aveva avuto una convivenza ma non sapeva come era finita. L’ha scoperto un giorno digitando il nome di Winsi su internet. Le cronache di quel 14 febbraio 1999 raccontavano che Angelica Sanchini, 30 anni, estetista, fu strangolata con un filo di metallo in un appartamento di via Ponte alle Mosse dal suo ex compagno. Winsi e Angelica si erano lasciati da due mesi ma la sera di San Valentino lui la invitò a cena per l’ultima volta. La polizia trovò la donna morta nell’appartamento, lui in fin di vita dopo che aveva tentato di uccidersi tagliandosi le vene. Winsi si salverà e verrà condannato a 12 anni di carcere. Una volta scontata la pena lui riprenderà la sua vita tra musica e lavori saltuari. Nel 2010 incontra quella che diventerà la nuova compagna. Solo dopo un paio di anni insieme lei scoprirà il passato dell’uomo. «Non te l’ho detto prima perché saresti scappata» fu la sua spiegazione. Da quel momento il rapporto peggiora. «Durante una litigata nell’ottobre 2012 mi disse “attenta che ti faccio male”» ha raccontato in aula. Fu l’inizio di un’escalation. «Una volta durante una discussione in strada mi ha preso e mi ha sbattuto più volte contro il muro. Furono alcuni ragazzi a intervenire e a fermarlo». Erano liti continue, anche sull’abbigliamento, come quella volta che lui non voleva che indossasse i jeans strappati «perché osceni». Altre volte lei andò al pronto soccorso per farsi refertare le ferite provocate dalle aggressioni. «Sai cosa succede alle donne che non si comportano bene? — diceva — Ci sono delle conseguenze. Una sera che volevo uscire da sola con un’amica lui mi disse che non andava bene e fece riferimento al delitto d’onore». «Mi diceva: sei una poco di buono, non vali nulla. Comportati bene altrimenti sai cosa ti succede». Durante una lite le chiuse un braccio nella porta, un’altra volta la prese a calci nello studio di registrazione dove lavorava. «Un vero inferno». «Faremo appello — ha annunciato l’avvocato Alfano — siamo sicuri di poter ottenere l’assoluzione».
In libertà
Dopo dodici anni di carcere aveva trovato una nuova compagna