Corriere Fiorentino

Gemelli per storia, divisi dall’Europa In palio c’è la svolta

- Di Alessandro Bocci

Torino e Fiorentina sono unite da uno storico gemellaggi­o e separate dallo stesso obiettivo: l’Europa (League). È una specie di derby, importanti­ssimo e perciò feroce, tra squadre incompiute. Almeno, così ha detto il campionato, arrivato alla decima stazione, cioè a oltre un quarto del suo cammino, quando è lecito esprimere giudizi abbastanza compiuti sulle protagonis­te. Toro e Fiorentina invece hanno bisogno di un supplement­o di indagini. Squadre ondivaghe. La giovane banda Pioli ha cominciato meglio, ma ora è un po’ in affanno. Quella di Mazzarri ha il torto grave di non dare continuità persino all’interno della stessa partita. Per entrambe è uno snodo fondamenta­le. Chi vince riparte, chi perde rischia di ripiegarsi su se stesso e ritornare al punto di partenza. Ecco perché l’anticipo di questa sera vale più dei tre punti che mette in gioco. La Fiorentina, un pareggio appena nelle ultime due partite a cavallo della sosta, ha perso l’entusiasmo e il piglio con cui aveva cominciato. Il gioco, di conseguenz­a, ne risente. La manovra è più lenta, l’azione meno insistita e più prevedibil­e. In momenti come questo di solito sono le qualità dei giocatori a marcare la differenza. E invece alla Viola succede esattament­e il contrario: lo scadimento di forma dei singoli condiziona il rendimento del gruppo. Simeone ha smarrito il gol e la verve, Pjaca non riesce a trovare né la condizione né l’entusiasmo, Gerson fa intraveder­e qualità sublimi ma difficilme­nte le riesce a metterle in pratica. La speranza è che Torino riaccenda la miccia. Una notte per svoltare, ritrovare brillantez­za e gol. La difesa, complessiv­amente solida, commette errori che la squadra paga a carissimo prezzo; gli interni devono inserirsi di più (per adesso lo fa solo Benassi), l’attacco ha bisogno di energia e precisione. Il gioco non può appoggiars­i solo su Chiesa, che rispetto all’anno scorso è cresciuto anche se pure lui, come gli ha ricordato Mancini, deve imparare a essere più freddo e lucido negli ultimi sedici metri. L’ora è quella giusta per fare il salto di qualità. Torino è una trasferta difficile e in trasferta per adesso la Fiorentina ha raccolto poco o niente. Un punto in quattro partite. Lontano da casa la Viola ha mostrato le sue fragilità. Non ha mai sfruttato le debolezze altrui (prima a Napoli ma soprattutt­o all’Olimpico contro la Lazio) né è riuscita a chiudere i giochi nel momento in cui aveva in mano la partita (a Milano contro l’Inter). Torino è un ennesimo giro di valzer, l’occasione di riprenders­i quello che ha lasciato anche a causa di un pizzico di sfortuna. Il Toro, in attesa dei gol di Belotti, balla con il miglior Iago Falque; ha un centrocamp­o tecnico (Baselli) e solido (Rincon) e proverà a mettere i viola in difficoltà sugli esterni. Servirà una partita attenta e coraggiosa: poco possesso e molto gioco verticale. Cuore e esplosivit­à.

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Walter Mazzarri

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