«Questa politica non sa più mediare Così si rischia il bomba libera tutti»
L’ex assessore Gori: tanti assuefatti alle posizioni inaccettabili di Lega e M5S
«Il vento è cambiato, non oggi: è ormai cambiato da tempo. Ma tra elementi personali e uno scenario politico diverso, c’è anche l’incapacità della politica di trovare mediazioni». Silvano Gori è un imprenditore pratese, ma è stato (tra le altre cose) assessore allo Sviluppo economico a Firenze, quando il legame tra politica e categorie era forte e preciso: alcune legate al centrosinistra, altre al centrodestra.
Il «Patto di legislatura» delle sei associazioni fiorentine è il segnale di un mondo che cambia o no?
«Sì, ma il mondo non è cambiato negli ultimi 6 mesi. Sono cambiati il peso delle associazioni e il rapporto tra queste e la politica. Matteo Renzi diceva che alcune delle categorie erano “circoli del burraco”: vero forse, ma era e resta un problema, perché senza di loro, senza mediazioni, senza concertazione, si dà via libera alle piattaforme Rousseau dei M5S, alle cose bizzarre, incoerenti e senza prospettive. Senza interlocutori con cui confrontarsi non si fanno politiche serie».
Non è troppo tardi per rivendicare autonomia e un ruolo da soli «sindacati delle imprese»?
«Di fronte a questa scelta, entrano in ballo anche elementi personali. Ma c’è evidentemente una rottura rispetto al passato. Fino ad oggi, a Firenze c’erano tre poteri: il Comune, il Vescovo e la Camera di commercio, che era la sintesi delle associazioni. Quando questi tre poteri trovavano un punto di visione comune, le cose andavano. Ora nel “Patto” manca Confesercenti, quella ancora più rappresentativa, con una presenza più capillare. L’associazione dove si discute di più delle varie problematiche. Ma rivendicare accordi fatti a prescindere dalla situazione mutata...».
Il patto violato, che prevedeva l’arrivo di Claudio Bianchi di Confesercenti alla presidenza della Camera di commercio, è di un’era politica finita: c’erano Renzi e i renziani fiorentini a guidare il Paese, ora c’è il governo giallo-verde.
«Credo che sia legittimo criticare certi accordi programmatici fatti sul futuro al di là delle persone».
C’è una tesi, che sta dietro al «Patto»: la città è sotto scacco ed occorre unirsi, senza perdere una presenza di rilievo nazionale come quella di Leonardo Bassilichi alla vicepresidenza di Unioncamere nazionali, incarico che dovrebbe lasciare se non fosse più presidente.
«E questo è vero. Non discuto il ruolo o le capacità di Bassilichi ma la prospettiva che questo gruppo presenta è giusta».
Però così i rapporti storici tra alcune associazioni e la politica saltano. Ed erano rapporti che davano forza alla politica. O no?
«Mah, tanta forza non direi... C’erano però momenti in cui la politica cercava di dire una parola per favorire gli interessi generali. Se la politica fosse stata attiva, invece di arrivare ad una spaccatura di questo tipo, si sarebbe recuperato questo approccio di interesse generale. Il ruolo di mediazione della politica si è perso. La mia preoccupazione, però, è un’altra: nonostante i toni duri a livello nazionale, anche in Confindustria, rispetto a molte prese di posizioni inaccettabili da Lega e M5S, c’è molta assuefazione e poco sdegno dai nostri associati: sì, il timore che sia un “bomba libera tutti” in vista di un futuro Comune a guida leghista, c’è».
❞
Renzi parlò di «circoli del burraco», ma cancellandoli si spiana la strada a cose strane