Attacco in crisi, non basta Chiesa per fare gol
LA QUESTIONE IRRISOLTA
Il capocannoniere della Fiorentina resta ancora il centrocampista Benassi. Degli attaccanti viola infatti nella classifica cannonieri non c’è traccia. Colpa di una crisi che ha radici lontane.
Dice il proverbio: «Lingua batte dove dente duole». E così, dopo una settimana passata ad interrogarsi sul perché di tante difficoltà offensive, ecco la partita con la Roma. Poteva essere la svolta e, invece, si è trasformata nella polaroid di un attacco che non funziona. Un bel guaio per Pioli che oggi, nonostante una difesa al contrario sempre più convincente, si ritrova fuori dalla zona Europa.
Del resto, se non segni, vincere è dura. E se non vinci, nell’era dei tre punti, resti indietro. Son bastati tre pareggi consecutivi per essere prima risucchiati e poi superati da diverse concorrenti. Nessun dramma, sia chiaro. Perché l’ottavo posto stona, è vero, ma le posizioni che valgono l’Europa son comunque vicine. Il Sassuolo, sesto, è due punti più su. Il Toro, settimo, uno soltanto. Niente è compromesso insomma, ma già da Frosinone serviranno risposte. Soprattutto, serviranno i gol. Questi sconosciuti.
Mal di gol
I viola, con le loro 17 reti segnate, sono l’ottavo attacco della Serie A con una media (1,55 gol a partita) fortemente influenzata dalla goleada col Chievo. Un 6-1, quello, senza il quale la media di gol segnati a partita (nelle restanti 10) scende ad un misero 1,1. Un dato, questo, che si fa ancora più preoccupante se ristretto ai match in trasferta. In cinque partite giocate lontano dal Franchi infatti, Chiesa e compagni hanno segnato soltanto tre gol. Meno di uno a partita. In casa (ma c’è sempre l’abbuffata col Chievo a «drogare» la statistica) va meglio. Sei gare, e quattordici reti, per una media di 2,3 a partita. E poi ancora. Dal 22 settembre scorso (3-0 alla Spal) la Fiorentina (su un totale di 6 gol fatti) ne ha realizzati soltanto uno (quello di Benassi Torino) su azione.
L’intesa dov’è?
«Il cliente da lei chiamato, non è al momento raggiungibile». Quando cerchi disperatamente qualcuno, senza trovarlo. Sensazione brutta, e frustrazione forte. Esattamente quello che sta accadendo a quello che doveva essere il super tridente. Chiesa-Simeone-Pjaca. Tra loro, la comunicazione, sta (quasi) a zero. E quell’assist a vuoto di Chiesa per il Cholito, che poteva valere il 2-0 sulla Roma, ne è la perfetta rappresentazione. I tre faticano terribilmente a trovarsi. Segnano poco (cinIn que gol in tre) e si capiscono ancora meno. Un dato, da questo punto di vista, aiuta a farsi un’idea. Né Chiesa (2 centri), né Simeone (stesso bottino di Federico) né Pjaca (una rete) ha mai segnato grazie all’assist di uno degli altri due. Come se (appunto) la linea tra loro fosse costantemente interrotta. Pioli se ne è accorto e, nelle ultime setti- mane, ha provato a cambiare qualcosa. Contro la Roma, per esempio, ha portato Chiesa a sinistra. Un modo per sfruttarne la capacità di rientrare sul destro per andare al tiro, certo, ma anche per provare portarlo più vicino a Simeone nella speranza che qualcosa accada. Eppure, a parte quel clamoroso gol mancato, i due si son cercati pochissimo.
Numeri bassi
Quella di oggi, per l’attacco viola, è una realtà impietosa. Basta pensare che la Fiorentina è l’unica squadra di Serie A a non aver nemmeno un attaccante con almeno tre gol segnati in classifica marcatori. Non a caso il «bomber» è sempre Benassi (4 reti), seguito da Veretout (3) anche se il francese ha segnato soltanto su rigore. L’astinenza del Cholito. Inutile girarci attorno. L’argentino si ritrova nel pieno di una crisi profonda.
E non è solo una questione di gol. Bastava guardarlo, contro la Roma. Si sbatteva, certo, ma nel modo sbagliato. Una lotta, da solo contro tutti, che non può certo aiutarlo ad uscire dal tunnel. Certo, i numeri fanno impressione. Giovanni infatti non segna dal 19 settembre (gol del momentaneo 0-1 alla Sampdoria) e, il totale, fa 611’ senza segnare. Recuperi esclusi. Una vita, per un centravanti. Ovvio che la sua media, in questo campionato, sia precipitata. Lo scorso anno (14 centri in campionato) segnava una rete ogni 216 minuti. Oggi ne fa una ogni 445. Eppure, a guardar bene, si scopre che anche un anno fa, dopo 11 giornate, il piatto piangeva: erano 3, allora, i gol fatti dal «9». La speranza è che, anche stavolta, riesca a cambiare passo.