Nadia Terranova e il suo romanzo: storia di separazioni
Nadia Terranova a Firenze con «Addio Fantasmi»: racconto la liberazione da un’assenza dolorosa Il nuovo libro della scrittrice siciliana Oggi da Fenysia
A 13 anni Ida Laquidara è costretta ad affrontare la prima separazione della sua vita, quella più dolorosa: il padre, malato di depressione, va via da casa. E non tornerà più. Da quel momento è invasa da un vuoto enorme: «lei sta lì dentro e ci vive intorno». A 36 anni torna a Messina, in quell’abitazione che ha lasciato per trasferirsi a Roma, dove vive con il marito Pietro e lavora per la radio: la madre l’ha richiamata perché c’è da ristrutturare l’appartamento di famiglia che vuole mettere in vendita.
È in questi ventitré anni che si svolge la storia raccontata in Addio Fantasmi (Einaudi Stile Libero), secondo romanzo (dopo l’esordio con gli Anni al contrario) di Nadia Terranova. Il libro sarà presentato oggi a Firenze alle 17.30 nella sede della Scuola di scrittura Fenysia, in via de’ Pucci, 4. «Separazione — racconta la giovane scrittrice siciliana — è una parola che racchiude tante cose, con cui spesso dobbiamo fare i conti: vivere è un continuo separarsi da qualcuno, da qualcosa. E separarsi vuol dire rifondarsi, ricostruirsi. Ida, la protagonista del romanzo, alla fine si disincaglia dal blocco che ha frenato tutta la sua esistenza e lo fa dopo un percorso lungo e doloroso». Nel viaggio verso la casa pericolante, con il tetto danneggiato dall’acqua e dove sono custoditi tutti i suoi ricordi adolescenziali, pian piano diventa consapevole, apre gli occhi sul peso dell’assenza del padre. «Ida lascia a Roma il marito per tornare a Messina, ma tra loro c’è anche una separazione dei corpi, perché si è esaurito il desiderio, o quanto meno si è esaurita la prima fase dell’incontro tra due persone, quella più passionale. E il desiderio forse va rifondato o forse no, chissà».
Nel libro si intrecciano, dunque, varie separazioni. Anche quella dall’amica Sara, che le fa notare quanto il vuoto di quegli anni abbia portato alla rottura del loro rapporto: «Il dolore è la cosa più egoista che esiste — continua Nadia Terranova — e la cosa che più separa gli esseri umani, almeno nella prima fase, quando è violento, quando non è ancora elaborato. Non possiamo pensare che di questo nostro egoismo gli altri non si accorgano. Quando si rincontra con la sua migliore amica, finalmente Ida riesce a vederla estraniandosi da sé, da quella bolla in cui era imprigionata. In realtà Sara l’aveva vista e l’aveva respinta quella bolla. Spero che davanti a questa parte del libro alla fine il lettore riconosca le ragioni di Sara e la sua sensibilità».
Ma c’è anche l’incontro con uno sconosciuto, Nikos (l’operaio greco che sta riparando il tetto della casa), che spinge la protagonista di Addio Fantasmi a vedere in profondità i ventitré anni trascorsi dalla scomparsa del padre: «A volte con un estraneo riusciamo a essere più autentici, più liberi. Lui fiuta di poter lasciarsi andare con Ida e le parla della morte della sua compagna, del funerale. È l’unico momento in cui Ida non invade con il suo dolore gli altri. Lei ascolta e basta, la sua vita intorno al vuoto rimane in disparte. È sempre sgradevole fare una classifica del dolore, ma nel racconto di Nikos, lei riscontra una tragicità più agghiacciante della sua, rimane paralizzata e reagisce».
Un altro elemento ricorrente nel romanzo è l’acqua, quella che attraverso il vento umido consuma le abitazioni o quella che Ida da bambina vede nelle pupille del padre accucciato nel letto.
«Sono cresciuta a Messina, tenendo il mare come punto cardinale. Come diceva Sciascia riferendosi alla siccità, in Sicilia l’acqua è anche un problema. Nel romanzo l’acqua è il padre. Fare i conti con l’acqua, con una presenza-assenza minacciosa, significa fare i conti con il padre». Un tema forte, presente anche negli Anni al contrario dove Mara, 11 anni, si confronta sempre con una figura paterna assente, anche se per altri motivi. «Sono due personaggi radicalmente diversi, però sono una la possibile e simbolica prosecuzione dell’altra. Questo libro non è stato meno doloroso dal punto di vista dello scavo personale, però ho sentito una libertà infinita, che ho utilizzato molto nello stile, nella lingua». Quindi con Ida si è «disincagliata» anche lei? «Sì, direi proprio di sì», risponde la scrittrice.