COME AL CARNEVALE
Nel catalogo delle corbellerie italiane mancava un ministro della Repubblica irridente verso il sindaco di un piccolo centro, colpevole di avere protestato per essersi visto negare lo stato d’emergenza dopo una calamità. A colmare la lacuna ci ha pensato ieri il titolare dell’agricoltura e del turismo, Gian Marco Centinaio, leghista, impegnato in una disputa con il primo cittadino di Calci, Massimiliano Ghimenti (centrosinistra), sul rogo che ha devastato il monte Serra e sui rimedi possibili. In una dichiarazione il sindaco aveva riconosciuto che il ministero di Centinaio si stava adoperando per trovare fondi europei da usare per riparare i danni provocati dal fuoco alle culture, aggiungendo però che bene aveva fatto il governatore Rossi ad attaccare il governo perché solo la proclamazione dello stato d’emergenza avrebbe consentito di far fronte anche ai guai provocati a case e a infrastrutture e di mettere in sicurezza il territorio. Poi la conclusione: «Giocare con le parole non salverà il governo e tantomeno parlamentari e altri amministratori del territorio dal giudizio che si abbatterà su di loro se non rivedranno questa decisione… Vergogna!» (con tanti saluti, insomma, alla sindaca leghista di Cascina e consigliera di Salvini, Susanna Ceccardi). Una reazione non certo improntata al fair play, ma pur sempre l’espressione di un dissenso di fronte a una decisione addebitata a giochi politici.
La replica di Centinaio è stata sintetica: «A me va bene… Vediamo cosa riuscite a fare. Bla bla bla». Tre parole per dire: che chiacchieri a vuoto. Ma un ministro può cancellare con un colpo di cimosa il confine tra propaganda e istituzioni? Bla bla bla... Vengono in mente i carri del Carnevale di Viareggio, con quelle grandi bocche che si aprono e si chiudono. L’episodio di ieri, però, non è stato colore politico. Irridere è peggio che insultare. E alla fine non è affatto divertente. Chissà se prima o poi lo capiranno sul Carroccio ceccardiano.