Corriere Fiorentino

Alla Sterpaia, dove sventolava la Bandiera blu

Piombino, il 29 ottobre acqua e vento hanno abbattuto un albero su tre Danni per milioni di euro e la prossima stagione estiva a forte rischio

- Di Antonio Valentini

La tempesta del 29 ottobre sulla costa est di Piombino ha abbattuto un albero su tre. Il mare si è mangiato la spiaggia, sabbia e sassi sono finiti nel bosco modificand­o per sempre l’habitat. «Impossibil­e ottenere la Bandiera blu», dicono alla Sterpaia. La stagione estiva è a rischio.

La tempesta è arrivata la mattina del «90 agosto». Lo scirocco che soffiava a 170 chilometri orari ha gonfiato il mare a forza 7, le onde hanno divorato la spiaggia e invaso la pineta. Tutto è finito in un frullatore: alberi, tende, manufatti in legno, recinzioni e passerelle. Il Bagno la Capannina di Fabrizio Lotti, l’imprendito­re conosciuto sui social media per aver modificato il calendario a modo suo, è tra i più danneggiat­i.

L’idea di prolungare la durata del mese di agosto scattò l’8 settembre (calendario ufficiale), quando il balneare scrisse così sulla propria bacheca Facebook: «39 agosto. No, vai all’Ikea». E via di seguito, a far notare che l’estate continuava in autunno e che sulla costa est di Piombino, nel parco della Sterpaia, si stava da Dio. Un simpatico tormentone, che durò fino al «76 agosto» (vale a dire il 15 ottobre) con le foto degli ombrelloni aperti color avorio come la sabbia e il placido mare blu, che invitavano al costume, agli infradito e a tuffarsi fuori stagione: «42 agosto. No, vai a caccia»; «57 agosto. No, vai a fa’ more»; «Giuro, volevo smettere, maddé. Buon 65 agosto».

Poi la mattina del 29 ottobre (quello canonico) è arrivata la tempesta che ha trasformat­o la costa est in un blob senza identità. Fra tettoie abbattute, alberi divelti, piattaform­e divorate e cumuli di alghe che in alcuni punti sfiorano i tre metri di altezza, la spiaggia dorata che aveva spinto i piombinesi a pensare a un’alternativ­a all’acciaio, si è trasformat­a in un disastro. «Secondo le prime stime dei tecnici comunali, i danni per parte pubblica ammontano a due milioni e 260 mila euro tra ripristino delle dune, rimboschim­enti, riassetto dei parcheggi e coperture — dice Stefano Ferrini, vicesindac­o di Piombino — A questi vanno aggiunti i danni subiti dai privati, quantifica­ti come minimo in 630 mila euro: ristoranti distrutti, cabine compromess­e, impianti idrici ed elettrici ormai inutilizza­bili».

È stato come un piccolo tsunami, con l’acqua che ha tracimato nella pianura. Il mare si è spinto fino al fosso Cervia, un canale di drenaggio che scorre parallelo alla linea di costa, che collega il fiume Cornia al torrente Corniaccia, delimitand­o una striscia larga quattrocen­to metri in cui sono stati costruiti gli stabilimen­ti balneari e realizzati i parcheggi. La duna e le opere protettive di ingegneria ambientale sono andate distrutte. Al pari del bosco: «Abbiamo stimato che il 30% degli alberi sono stati abbattuti o spezzati — racconta Francesco Ghizzani, presidente della società Parchi della Val di Cornia — Molti dei pini sollevati dal vento sono piegati e saranno tagliati. Sabbia e ghiaie sono finite nel bosco e si sono stratifica­te per terra, provocando un cambiament­o dell’habitat». In alcuni punti il suolo si è innalzato di un metro e mezzo, in altri la battigia si è abbassata della stessa misura. Così davanti alla Capannina di Fabrizio Lotti, ora coperta da uno spesso tappeto di alghe, la spiaggia è arretrata di una decina di metri; dietro allo stabilimen­to Bagnoskium­a di Massimo Esposito — verso Torre Mozza — si è accumulata tanta sabbia da sommergere quasi le cabine. Il geologo Enzo Pranzini, docente all’Università di Firenze, spiega che, la mattina del disastro, l’ondametro dell’Isola di Giannutri ha segnato un’onda media di sei metri e mezzo, cinque metri per quello di Gorgona. Il vento fortissimo, pari a un’intensità doppia rispetto alla media, ha innalzato ancor di più il livello del mare: «A ciò va aggiunta la marea barica — aggiunge il professore — Un millibar di pressione corrispond­e all’innalzamen­to di un centimetro d’acqua». E le stazioni di rilevament­o di Grosseto e Livor-

Sabbia e ghiaie sono finite nel bosco e si sono stratifica­te per terra provocando un cambiament­o dell’habitat

no, alla mezzanotte del 28 ottobre facevano registrare 997 millibar, precipitat­i a 982 alle 14 del giorno successivo, corrispond­enti a un innalzamen­to del livello del mare minimo di 15 centimetri, cui vanno aggiunte le variazioni quotidiane della marea.

Ora si lotta contro il tempo, ma la prossima stagione è a rischio. Dopotutto mancano pochi mesi al 30 marzo, data prevista per la riapertura. Ben che vada saranno ripristina­ti gli stabilimen­ti balneari, però la corsa alla Bandiera blu (riconoscim­ento internazio­nale di qualità, ndr) è persa in partenza: «In queste condizioni è inutile pensarci — ammette Ferrini — Ma faremo di tutto perché gli imprendito­ri si rialzino». Al di là del vessillo e del suo valore simbolico, sulla Costa Est di Piombino quasi tutto va ricostruit­o. L’offerta balneare, basata sull’integrazio­ne fra i servizi in spiaggia e l’ambiente naturale retrostant­e, sarà ridotta dagli effetti del disastro. Solo per il ripristino dei dossi di sabbia servirà un milione e mezzo, ripulire la pineta costerà 300 mila euro. E nessuno ha idea di cosa sia accaduto sui fondali, ricchi di flora e di varietà ittiche. A giudicare dai cumuli di posidonia sulla spiaggia, misti a stelle marine, polpi, molluschi e pesci, sono stati raschiati e livellati.

Un intero ecosistema dovrà riformarsi. Servirà tempo. La stagione 2019 si prospetta in versione ridotta. «Noi ci impegnerem­o perché ogni cosa torni come prima — sottolinea il vicesindac­o spinto dall’ottimismo della volontà —. La Regione ha già decretato lo stato di calamità naturale, stanziando 5 milioni per i primi interventi. Ma la somma sarà distribuit­a su tutta la Toscana ed è quindi insufficie­nte. Confidiamo nel governo e nella nomina del commissari­o straordina­rio, indispensa­bile vista la complessit­à delle procedure e la ristrettez­za dei tempi. Il governator­e Enrico Rossi si è candidato. Noi lo sosteniamo». Durante la riunione di giovedì scorso in Comune è stato allestito un gruppo di lavoro. In quell’occasione i balneari, che pure non sono coperti da polizze contro le mareggiate, hanno assicurato che non chiederann­o un euro al Comune. Faranno da sé, pur nell’incertezza del rinnovo delle concession­i stabilito dalla legge Bolkestein.

Un altro problema di non poco conto, oltre al disastro: investire decine di migliaia di euro per trovarsi in mano un pugno di mosche sarebbe un’autentica beffa.Mentre si contano i danni, lo sguardo si appunta al futuro. In Comune pensano a interventi struttural­i, come la riparazion­e della cosiddetta «beach rock», una roccia sommersa fratturata in più punti che, in qualche modo, frena le onde e le correnti marine. Ma anche a delle barriere di massi sotto il pelo dell’acqua sul modello della vicina Follonica, dove a parità di condizioni atmosferic­he i danni sono stati decisament­e inferiori. Senza tralasciar­e il ripascimen­to che inizierà con il 2019, quando le sabbie del greto del fiume Cornia saranno estratte per la costruzion­e del Porto della Chiusa, a fianco della zona industrial­e. Tuttavia il professor Pranzini è scettico: «Serve un piano strategico a lungo respiro.

Gli scenari prospettat­i dal gruppo internazio­nale di scienziati che studiano le variazioni climatiche, per l’Italia interpreta­ti dall’Enea, inducono al pessimismo. Il suolo della Val di Cornia ha un abbassamen­to naturale di un millimetro all’anno, ma gli emungiment­i d’acqua per scopi agricoli e industrial­i hanno accelerato la subsidenza, calcolata in un centimetro all’anno». Vale a dire che, se i fondali si innalzano e i terreni si abbassano, il mare sommergerà tutto ben prima del 2100 e ogni intervento sarà vanificato: «Servono progetti importanti, a lunga scadenza, politicame­nte difficili», conclude Pranzini.

Ma sulla costa est pensano a domani. A rimettersi in piedi, a esser pronti a ripartire entro il 30 marzo, alla spada di Damocle della Bolkestein, alla loro spiaggia dorata e alla pineta retrostant­e. Fabrizio Lotti, nonostante tutto, sorride ed è ottimista. Sfoggia tanta praticità e un pizzico di guasconeri­a, sgomento e voglia di fare. C’è da scommetter­e che alla fine della prossima estate rispolvere­rà il meglio del suo repertorio social: «42 agosto. No, vai a Borgo a Buggiano», «51 agosto. No, vai ai Gigli». E così avanti fino a quando il sole e il mare lo consentira­nno.

Noi ci impegnerem­o perché tutto torni come prima: la Regione ha stanziato 5 milioni per i primi interventi, ma in tutta la Toscana

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 ??  ?? La spiaggia di Perelli, all’inizio del Parco della Sterpaia, dissestata e completame­nte piena di alghe e detriti
La spiaggia di Perelli, all’inizio del Parco della Sterpaia, dissestata e completame­nte piena di alghe e detriti
 ??  ?? Il 30% degli alberi è stato divelto e verrà abbattuto
Il 30% degli alberi è stato divelto e verrà abbattuto
 ??  ?? Un particolar­e delle cabine distrutte
Un particolar­e delle cabine distrutte
 ??  ?? La pedana dello stabilimen­to Mirollino Beach
La pedana dello stabilimen­to Mirollino Beach
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 ??  ?? Il Bagno La Capannina di Fabrizio Lotti: non è rimasto niente
Il Bagno La Capannina di Fabrizio Lotti: non è rimasto niente

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