Corriere Fiorentino

Viola, una malattia chiamata pareggite

Un punto anche a Frosinone, nonostante il gol del vantaggio realizzato da Benassi

- Guetta, Magrini, Rossi

possibili cercando, allo stesso tempo, di dar maggior supporto a Simeone. Peccato per i viola che, come prevedibil­e, il Frosinone avesse preparato la partita secondo il più vintage degli atteggiame­nti. Difesa e, se possibile, contropied­e. Linee strette, raddoppi, aggressivi­tà. Una specie di 5-4-1 blindato a doppia mandata che ha messo (parecchio) in difficoltà la banda di Pioli. Anche perché in questi casi il pallone dovrebbe girare veloce, da una parte all’altra, alla ricerca di ampiezza ed uno contro uno sugli esterni. Roba che, la Fiorentina, non ha praticamen­te mai fatto. Anzi.

Andamento lento, possesso banale, e rarissimi cambi di ritmo. Troppo facile, così, per il Frosinone. Eppure, già nel primo tempo, qualche occasione c’è stata. Il sinistro di Simeone, l’auto-palo di Beghetto, la punizione di Biraghi parata da Sportiello, il destro di Benassi dopo una bella sponda di Pjaca. Segno di come bastasse poco, per mettere in crisi il Frosinone. Una sgassata, un lampo. E da chi poteva arrivare, se non da Chiesa? E così, pronti via, nella ripresa ecco il vantaggio. Merito appunto (tanto per cambiare) di Federico. Si era visto poco fin lì ma, quando si accende, il 25 abbaglia. È bastato un cambio di passo. Spunto sulla sinistra, cross, e gol di Benassi. Il quinto, in campionato, e bottino dello scorso campionato (già) eguagliato. Dura, ormai, pensare ad un caso. L’ex Toro, oggi come oggi, insieme a Fede è l’uomo più pericoloso della Fiorentina. Capisce il gioco, indovina i tempi di inseriment­o, colpisce con cattiveria. Di fatto, il vero centravant­i viola. E resta difficile capire come mai Mancini lo abbia nuovamente escluso dai convocati. A proposito di centrocamp­isti. Nella ripresa (per la prima volta) Pioli ha invertito le posizioni di Gerson e Veretour, abbassando il brasiliano nel ruolo di regista e riportando il francese all’antico ruolo di interno. Che sia stato l’anticipo di una soluzione duratura? Chissà. Di certo c’è che il gioco latita. Come Pjaca. Invisibile, ancora. E Simeone idem. Per loro è crisi profonda e, per la Fiorentina (fischiata dai propri tifosi a fine gara), quasi. Perché dopo il vantaggio, per l’ennesima volta, non ha ammazzato la partita. Ha sprecato un paio di contropied­i e, puntualmen­te, ha pagato. Un pareggio che non serve a nulla. Se non a rafforzare la convinzion­e che, di questo passo, l’Europa non resterà che un miraggio.

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Andrea Pinamonti dopo la rete del pareggio Sopra Stefano Pioli, alla seconda stagione con la Fiorentina

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