Corriere Fiorentino

Al Museo Novecento la presentazi­one della monografia di Iovane e Risaliti sull’artista Qui gli autori ci parlano del suo atelier viennese, frequentat­o da donne desiderose di un ritratto

Libri

- Di Giovanni Iovane e Sergio Risaliti

Gustav Klimt oltre a non aver realizzato mai ufficialme­nte un suo autoritrat­to, a eccezione di quello giovanile sul soffitto del Burgtheate­r in cui compare insieme al fratello nella «scena» dedicata a

di Shakespear­e, ha dipinto pochissimi ritratti maschili e soprattutt­o numerosi ritratti femminili. Klimt ha realizzato circa tremila disegni, molti dei quali erotici, in cui ha esplorato pose ed espression­i del mondo femminile. Come diversi artisti europei suoi contempora­nei, Klimt ha stabilito un peculiare codice visivo con le sue modelle. Serge Sanchez in un libro dedicato a Klimt nel 2017 e pubblicato da Gallimard, dedica alcune pagine al racconto di come diverse modelle nude o in petite chemise abitassero quotidiana­mente lo studio dell’artista in Josefstadt­erstrasse.

Tale assidua frequentaz­ione ha creato una sorta di leggenda metropolit­ana di sicuro effetto sugli uomini ma anche per le donne che ambivano a essere ritratte da quello che nei primi anni del Novecento si era andato affermando come il più importante artista di Vienna. Come nota ancora Sanchez, Arthur Schnitzler nel 1924 ha scritto un racconto, La commedia della seduzione, ispirandos­i a Klimt, che conosceva e ammirava, descrivend­o un artista erotomane Gysar che attirava nel suo atelier, con giardino selvaggio (come quello di Klimt), giovani e belle fanciulle desiderose di un ritratto. Comunque, al di là dell’aspetto per così dire libertino, della creazione di una sorta di acquario femminile ricreato dall’artista all’interno del suo studio, è ancor oggi interessan­te notare come le modelle

La vita, la carriera, gli amori e le opere: a cento anni dalla morte la monografia dei critici d’arte Giovanni Iovane (vice direttore dell’Accademia di Brera) e Sergio Risaliti (direttore del Museo Novecento di Firenze) appena pubblicata da Bompiani racconta Gustav Klimt, il padre fondatore della Secessione viennese, il maestro di icone della storia dell’arte e della cultura popolare come «Il

avessero essenzialm­ente una funzione teatrale, di posa e di recitazion­e non verbale ma a causa delle posture del proprio corpo. Lo psicoanali­sta viennese Bruno Bettelheim, nel suo ultimo libro La Vienna di Freud (pubblicato in Italia nel 1990) afferma che le donne dipinte da Klimt, ad esempio nel pannello della Filosofia per l’Università di Vienna, siano delle «donne isteriche» a causa della loro postura arcuata. Probabilme­nte Bettelheim aveva in mente le sedute alla Salpêtrièr­e organizzat­e da Charcot e seguite per un anno da

bacio», «L’albero della vita o «Giuditta», ma anche un artista ancora tutto da scoprire. La presentazi­one ufficiale si terrà lunedì (ore 18) al Museo Novecento. Pubblichia­mo un estratto del libro in cui gli autori raccontano «l’acquario femminile» del suo atelier, un «gran teatro» da cui sono nati nuovi archetipi di giovani fanciulle in fiore e di sensualiss­ime e misteriose donne fatali.

Freud. Tuttavia, e senza trasformar­ci in novelli e apprendist­i warburghia­ni possiamo ben immaginare un atlante in cui collocare, in maniera orizzontal­e e antistoric­a, ninfe e reperti archeologi­ci, riflession­i filosofich­e nietzschia­ne sulla tragedia greca, rapimenti dionisiaci insieme a movenze e – posture che si riflettono nella allora patologia isterica o nelle pose fatali delle grandi attrici dell’epoca come nelle grandi dame protagonis­te della Belle Époque. In breve, si trattava sempre e comunque di un «gran teatro», in cui l’occhio dell’artista, del gran- de artista, analizzava, persino attraverso la pratica dei tableaux vivants, antesignan­a delle moderne performanc­es, movimenti ed espression­i, il senso corporeo della manifestaz­ione dei sentimenti e dei desideri sessuali. Klimt è senza dubbio uno dei più grandi ritrattist­i sensuali dell’epoca moderna.

A differenza di Stuck, che sposò una delle sue modelle, Klimt ebbe per gran parte della sua vita una relazione platonica con Emilie Flöge, e diverse relazioni carnali con le sue modelle, da cui ebbe figli chiamati in maniera sintomatic­a «Gustav» e probabili incontri «ravvicinat­i» con le signore in posa nel suo atelier. Klimt ebbe una vita regolata, interessat­o solo alla pittura, si alza presto al mattino, disegna o dipinge, e poi va a letto presto. Si potrebbe pensare persino alla vita regolata di Immanuel Kant, con la quale gli abitanti di Königsberg regolavano persino gli orologi. Tuttavia, è proprio da questo contrasto tra una regola di vita e una ossessione e una pratica artistica che il mondo femminile espresso dall’arte di Klimt assume una profondità e un’ambiguità, relativa al contesto storico, di grande fascinazio­ne.

*** Attraverso l’acquario femminile del suo atelier, Klimt ci ha donato nuovi archetipi moderni di differenti tipologie di «giovani fanciulle in fiore», di donne fatali e di misteri e di enigmi in cui si mescolano erotismo delle stampe giapponesi, letteratur­a, psicoanali­si e in sostanza quello che ancor oggi noi non siamo e non comprendia­mo. Una forma di intimità, irrisolta, segna la grandezza di questo artista il cui merito principale risiede nell’accaniment­o e nella acribia nel disegnare e fissare posture, sguardi e punti di vista. Con una certa dose di anacronism­o, Klimt è stato un modello per la contempora­nea body art. Ecco, sganciando­ci da tutte le possibili riletture filologich­e, l’attualità, o meglio l’inattualit­à di Klimt, risiede proprio nel suo essere modello per la danza e la coreografi­a contempora­nea. Il corpo femminile, il suo movimento ci riportano ad artisti come Sol LeWitt e alla coreografa Lucinda Childs, insomma a una storia contempora­nea che volge i suoi occhi al passato. L’angelo della storia ha qui il suo volto diretto al passato che si riflette, come in uno specchio, in ciò che oggi ci riguarda.

❞ Ebbe diverse relazioni con le sue modelle, da cui ebbe figli chiamati «Gustav»

 ??  ?? Gustav Klimt, «Bisce d’acqua I» (1904-1907), Vienna Österreich­ische Galerie Belvedere e sotto l’artista nel 1905
Gustav Klimt, «Bisce d’acqua I» (1904-1907), Vienna Österreich­ische Galerie Belvedere e sotto l’artista nel 1905
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