Restauri, itinerari: i mille tabernacoli fiorentini
Il convegno dell’Associazione Amici dei Musei. Luoghi di devozione, e non solo
❞ Giani L’opera di recupero è molto importante anche come riscoperta di Firenze a partire dai suoi periodi più luminosi
devozionale è noto a tutti. Ma i tabernacoli, soprattutto a Firenze, hanno anche altre storie da raccontare: «Quando guardo quello di via Nazionale, recentemente restaurato — spiega Eugenio Giani — non solo vedo una vera e propria robbiana a cielo aperto, ma anche il simbolo con la sua fontana di una fonte di esercizio pubblico fondamentale per tutta la San Lorenzo storica, l’acqua potabile. Fonte che, insieme all’immagine sacra, accompagna l’idea di una fonte di vita». Giani non parla solo da presidente del Consiglio Regionale ma in questo caso anche da dell’associazione Amici dei Musei e Monumenti Fiorentini che domani mattina dalle 9.30 all’Auditorium al Duomo di via de’ Cerretani 54r organizza il convegno Mille Tabernacoli per raccontare l’attività del Comitato Tabernacoli degli Amici dei Musei che da quasi trent’anni si occupa della loro salvaguardia. «Mille, sono tanti — prosegue Giani — ma non c’è da stupirsi: il tabernacolo è una delle forme maggiormente identitarie di una città, specie per Firenze che con le sue 2.400 vie e piazze fino al 10 maggio del 1887 non aveva l’illuminazione pubblica e priL’aspetto ma di Napoleone non conosceva la moderna toponomastica e in città ci si orientava con i tabernacoli e si “vedeva” di sera grazie ai loro lumini». Per indicare un luogo in cui andare si diceva «vai in quella casa a 100 braccia dal tabernacolo tale o tal’altro» e sempre attraverso i tabernacoli si augurava buon anno, buon ferragosto o buona immacolata concezione portando un fiore nel tabernacolo di riferimento. «L’opera di restauro portata avanti dagli Amici dei Musei — prosegue Giani — è importante anche come riscoperta di Firenze a partire dai suoi periodi più luminosi copresidente me quello comunale e rinascimentale».
Tra i temi del convegno di domani che vedrà la partecipazione tra gli altri del sindaco Dario Nardella, del soprintendente Andrea Pessina e del diacono Alessandro Bicchi dell’Arcidiocesi, ci sarà l’analisi delle operazioni di restauro e il determinante apporto dato dall’Opificio delle Pietre Dure con esempi di tecniche e soluzioni, e la possibilità di offrire un diverso approccio alla realtà storica cittadina attraverso proposte turistiche non convenzionali che si focalizzino appunto sui tabernacoli e sulle oltre 500 epigrafi murali. «Un altro che mi sta particolarmente a cuore — aggiunge Giani — è quello che ricorda la Madonna davanti alla casa di Dante e che fu spostato lì nel periodo di Firenze capitale d’Italia mentre prima si trovava nel ghetto sventrato da quei lavori: ritengo sia il simbolo di una Firenze ingiustamente demolita».