Pisa, le ordinanze leghiste e lo strano stupore di chi non votò al ballottaggio
A Pisa a ottobre sono entrate in vigore tre ordinanze firmate dal sindaco Michele Conti, leghista con un passato decennale di consigliere comunale in Alleanza Nazionale. Contro alcol, degrado e bivacchi. La prima prevede, fra le altre cose, il divieto di vendita, anche per asporto, di bevande alcoliche e superalcoliche dalle ore 21 alle ore 24. La seconda prevede il divieto di sedersi, sdraiarsi o dormire sul suolo pubblico, sui gradini di edifici pubblici e privati, di monumenti e luoghi di culto. La terza infine prevede il divieto di campeggio, bivacco ed accampamento al di fuori delle aree dedicate. I tre provvedimenti non sono una novità, già l’amministrazione Filippeschi aveva provveduto.
I tentativi sono cominciati nel 2014 per cercare di frenare il degrado. L’ordinanza poi è stata allargata anche a piazza Vittorio Emanuele, dove sono stati affissi i cartelli del comune per il «Daspo urbano», un ordine di allontanamento dall’area per 48 ore per chi è ubriaco (da 51 a 309 euro), commette «atti contro la pubblica decenza e turpiloquio» (da 5 mila a 10 mila euro), pratica commercio abusivo (da 2.500 a 15 mila euro) e attività di parcheggiatore abusivo (da mille a 3.500, da 2 mila a 7 mila se con impiego di minori).
Queste ordinanze però non sono servite a granché, come dimostrava qualsiasi giro intorno alla stazione ferroviaria o in quartieri del centro già prima della vittoria dei leghisti di Pisa, tra gente che pisciava in pubblico e pusher di birre e non solo. Ora, è impossibile non accorgersi del problema di decoro e degrado di Pisa, che poi è uno dei motivi — fra i tanti — della vittoria della Lega, ma un conto è fronteggiare i bevitori, gli spaccatori di bottiglie e i pisciatori a cielo aperto, un altro è impedire alla gente di sedersi per terra. Qualche giorno fa Dario Danti, ex assessore alla cultura del Comune di Pisa, si è seduto sul sagrato della chiesa di Santo Stefano di piazza dei Cavalieri, peraltro bagnato con acqua e sapone dal Comune per disincentivare le sedute.
Un atto di «disobbedienza civile», ha detto Danti, professore di filosofia e storia al liceo Dini. I vigili, che non avevano neanche i moduli giusti, lo hanno multato con cento euro per aver violato l’ordinanza antidegrado. Ne è seguita la reprimenda della giunta e della Lega per il «cattivo esempio». Ora, la sinistra pisana ha commesso diverse sciocchezze, ma mettersi a sedere sul sagrato di una chiesa o organizzare un sit-in di protesta non può essere fra queste. Peraltro, la giunta che vuole contrastare il degrado del centro storico è la stessa che vuole riportare le bancarelle in piazza Duomo. Non è evidente la contraddizione? Così parrebbe, anche se non a tutti.
Naturalmente, il «pugno di ferro» dell’amministrazione Conti, seppur a corrente alternata, non deve stupire. Il sindaco e i suoi avevano messo espressamente nel programma elettorale la difesa della sicurezza e il contrasto del degrado nel centro storico ma anche nelle famose periferie. Come osserva Danti su Facebook, stanno rispettando il «contratto» di governo. «Faranno di tutto per non far costruire la moschea. Faranno di tutto per riportare le bancarelle in piazza del Duomo. Stanno impostando politiche discriminatorie sulla casa e il sociale. Fanno ordinanze da coprifuoco. Alle celebrazioni della Liberazione della città guai a pronunciare la parola “antifascismo”. Tutto vero e allora? Di che stupirsi? La Lega a Pisa sta semplicemente rispettando e attuando il programma elettorale. Tutto qua. E tutto questo era ben chiaro a giugno, a maggio, ad aprile, a marzo, a febbraio…». L’osservazione di Danti è rivolta a chi, da sinistra-sinistra, è rimasto a casa al ballottaggio e anziché dare indicazione di voto per il Pd ha preferito sorvolare e fischiettare, perché l’obiettivo principale era quello di mandare a casa il centrosinistra. Citofonare Ciccio Auletta, della sinistra movimentista pisana.
La vittoria della Lega a Pisa non si spiega solo con il lavoro efficace dei vertici toscani, come Susanna Ceccardi, ma anche con il desiderio astensionista di una parte della sinistra che pur di mandare a casa il Pd era disponibile a tutto.
Dal no alla moschea al divieto di sedersi sui gradini, il Carroccio sta attuando il suo programma elettorale Ma cosa hanno da dire coloro che non andarono alle urne per fare un dispetto al Pd?