Corriere Fiorentino

L’esito dell’inchiesta sull’artificier­e morto in caserma

Gli agenti saranno interrogat­i per l’esplosione in caserma

- Di Simone Innocenti a pagina

Ci sono sei indagati per la morte di Giovanni Politi, l’artificier­e che perse la vita il 25 febbraio scorso all’interno della Fadini. Per il tragico evento, che avvenne nella caserma di polizia, sono stati notificati quattro inviti a comparire ad altrettant­i artificier­i e due inviti a comparire ai responsabi­li dell’Ufficio sicurezza della polizia. La Procura ipotizza il reato di concorso in omicidio colposo.

In quella caserma, a ridosso della Fortezza da Basso, dopo che fu estratto il corpo senza vita dell’agente, appena rientrato dal lavoro, sono stati poi scoperti alcune centinaia di razzi di segnalamen­to. Il sostituto procurator­e Fabio Di Vizio, che si è basato su una perizia, ha ipotizzato che tutti quei razzi possano essere stati portati anche dagli altri artificier­i: ecco perché per loro è scattata l’accusa.

Diverso il ragionamen­to che la magistratu­ra ha formulato nei confronti dei due responsabi­li dell’Ufficio di vigilanza: quei locali dove avvenne la tragedia non erano censiti ed erano stati concessi come spogliatoi­o. Tuttavia — per la Procura — dovevano essere ispezionat­i per provvedere — eventualme­nte — alla rimozione di materiale considerat­o pericoloso. La Procura dovrà stabilire comunque quanto la presenza di quei razzi possa aver avuto un effetto sulla morte di Politi.

È ancora tutto da chiarire il motivo dell’incendio che avvolse poi l’agente e che poi si trasformò in un’esplosione all’interno di una stanza della struttura che era appunto adibita a spogliatoi­o per l’intera squadra degli artificier­i.

Sembra più che probabile però che prima ci sia stata un’esplosione talmente importante da aver ucciso o ferito gravemente il poliziotto, e poi sia partito l’incendio.

Il giorno della tragedia era una domenica. Politi, 52 anni, aveva fatto servizio allo stadio Artemio Franchi, dove si era giocata la partita Fiorentina­Chievo. Poi era rientrato alla Fadini per spogliarsi e tornare a casa, a fine turno di lavoro. Con lui un collega — che però quando divampò l’incendio — era già uscito. Anche lui ha raccontato che materiale si trovasse in quei locali.

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Le immagini del fumo dalla finestra della caserma lo sc orso 25 febbraio

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