L’esito dell’inchiesta sull’artificiere morto in caserma
Gli agenti saranno interrogati per l’esplosione in caserma
Ci sono sei indagati per la morte di Giovanni Politi, l’artificiere che perse la vita il 25 febbraio scorso all’interno della Fadini. Per il tragico evento, che avvenne nella caserma di polizia, sono stati notificati quattro inviti a comparire ad altrettanti artificieri e due inviti a comparire ai responsabili dell’Ufficio sicurezza della polizia. La Procura ipotizza il reato di concorso in omicidio colposo.
In quella caserma, a ridosso della Fortezza da Basso, dopo che fu estratto il corpo senza vita dell’agente, appena rientrato dal lavoro, sono stati poi scoperti alcune centinaia di razzi di segnalamento. Il sostituto procuratore Fabio Di Vizio, che si è basato su una perizia, ha ipotizzato che tutti quei razzi possano essere stati portati anche dagli altri artificieri: ecco perché per loro è scattata l’accusa.
Diverso il ragionamento che la magistratura ha formulato nei confronti dei due responsabili dell’Ufficio di vigilanza: quei locali dove avvenne la tragedia non erano censiti ed erano stati concessi come spogliatoio. Tuttavia — per la Procura — dovevano essere ispezionati per provvedere — eventualmente — alla rimozione di materiale considerato pericoloso. La Procura dovrà stabilire comunque quanto la presenza di quei razzi possa aver avuto un effetto sulla morte di Politi.
È ancora tutto da chiarire il motivo dell’incendio che avvolse poi l’agente e che poi si trasformò in un’esplosione all’interno di una stanza della struttura che era appunto adibita a spogliatoio per l’intera squadra degli artificieri.
Sembra più che probabile però che prima ci sia stata un’esplosione talmente importante da aver ucciso o ferito gravemente il poliziotto, e poi sia partito l’incendio.
Il giorno della tragedia era una domenica. Politi, 52 anni, aveva fatto servizio allo stadio Artemio Franchi, dove si era giocata la partita FiorentinaChievo. Poi era rientrato alla Fadini per spogliarsi e tornare a casa, a fine turno di lavoro. Con lui un collega — che però quando divampò l’incendio — era già uscito. Anche lui ha raccontato che materiale si trovasse in quei locali.