L’ESEMPIO DEI COMUNI
Quando Indro Montanelli raccontava della sua Fucecchio, ultimo «avamposto» fiorentino in vista del Pisano, non mancava mai di sottolineare la divisione del borgo natìo tra «insuesi», quelli del paese alto, e gli «ingiuesi» della parte più a valle, che spesso sfociava in vere e proprie battaglie a uova marce. Oggi in Toscana le uova sono destinate a miglior sorte ed anche il senso identitario, ma spesso malinteso, dei Comuni dovrebbe avere un esito più legato ai tempi. I referendum sulle fusioni di 10 Comuni, che potrebbero trasformarsi in 5 matrimoni, sarà a suo modo una prova del nove di quanto questo sia davvero possibile. In palio interessanti regali di nozze: più risorse per i nuovi Comuni, maggiore capacità di spesa con vincoli meno rigidi, più in generale un aumento di massa critica per tentare di contare di più. Tra l’altro alcuni Comuni interessati hanno alle spalle lunghi e solidi fidanzamenti fatti di condivisione di servizi che ha consentito risparmi ed un’economia di scala anti-sprechi. Ora c’è una scommessa più forte su progetti per valorizzare le diversità del territorio partendo proprio da ciò che esso offre «in comune», appunto, tra due paesi. Ma c’è una sfida paradossalmente più concreta nelle urne di Barberino Val d’Elsa, Tavarnelle Val di Pesa, Dicomano, San Godenzo, Montepulciano, Torrita di Siena, Asciano, Rapolano, Bibbiena e Ortignano Raggiolo, ed è quella della lezione culturale e di governo che i Comuni, alla base del nostro tessuto civile, possono dare alla Grande Politica che ha fallito miseramente le altrettanto Grandi (o presunte tali) Riforme degli ultimi anni. Come il referendum che doveva cambiare la nostra organizzazione parlamentare e che è stato sonoramente bocciato, in buona parte perché non convincevano metodo e merito di una casa costruita partendo dal tetto, ed una riforma delle Province lasciata a metà e della quale resta poco più che il suo portato ideologico. Le fusioni possono essere la dimostrazione di una riforma dal basso, maturata e vissuta nella quotidianità delle comunità, lontana dalle alchimie e vicina alle persone, a partire dai sindaci che lasceranno a favore di un altro collega. Infine c’è un’altra possibile lezione: in un complicato periodo di piccole patrie e di rinascente rivalità tra città, le fusioni hanno un valore simbolico importante. Altrimenti il rischio è che anche qui si urli contro i muri e per i ponti quando si parla di realtà lontane, ma si difendano i fossi e i muretti tra casa nostra quella del vicino.