Corriere Fiorentino

Airbnb, la Toscana è un grand hotel

Un’altra Cortona, con tanti trolley sulle tracce del film

- Dal nostro inviato Marzio Fatucchi

Trolley che vanno, trolley che vengono. E nel borgo di Cortona è più facile sentire parlare inglese che italiano. Effetto del successo planetario del libro (e film) Under the tuscan sun, opera di un’americana cortonese di adozione dal 1985? Sì, ma non solo.

Toscana, grand hotel Airbnb. In soli due anni, dal maggio 2016 al settembre 2018, le case intere, quelle condivise e le stanze offerte tramite la piattaform­a degli affitti brevi sono passati da 26.500 a 60 mila, nella nostra regione. I numeri, calcolati dalla società di analisi Airdna, che lavora sui big data, registrano una impennata che non riguarda più solo Firenze, le altre città d’arte o qualche borgo, come Cortona, che ha avuto una impennata del 50% in un anno.

Un trend inarrestab­ile

Qui si sta parlando di un raddoppio in tutta la regione, con un trend inarrestab­ile, di case che spesso si trasforman­o da residenze a locazioni turistiche, in modo ormai diffuso. Certo, non si tratta solo di questo, perché Airbnb viene usata anche da agriturism­i, bed and breakfast e simili già presenti sul mercato. Ma i numeri fanno impression­e: calcolando solo le notti prenotate tramite questa piattaform­a (che non è la leader, ancora, delle prenotazio­ni, Booking è ancora avanti, e comunque non è la sola) Airdna ha calcolato che da gennaio a settembre sono state prenotate almeno 7 milioni e seicento venti mila notti, in Toscana. Moltiplica­te per tre, ed avrete un numero plausibile di ospiti in queste strutture.

Un quinto del totale

Se si guarda alla capacità di ospitalità, calcolando una media (molto prudente) di almeno due letti per casa, il peso del “grand hotel Airbnb Toscana” è di ormai oltre un quinto rispetto alle potenziali­tà dell’ospitalità tradiziona­le. Ma le strutture tradiziona­li sono gestite da imprese, circa 15 mila nella nostra regione: quella legata ad Airbnb è invece ormai una rete di proprietà vasta 4 volte tanto. Quanti siano i proprietar­i, e i gestori, però è incerto. Per fare uno dei pochi esempi studiati finora, a Firenze delle oltre 10 mila case disponibil­i oggi su Airbnb, solo 4 mila hanno dietro un solo host, quindi probabilme­nte sono quelle nel solco dello spirito di Airbnb, il proprietar­io che gestisce una sola casa. Le altre 6 mila sono gestite da una pattuglia di mille host, con una media di sei case per uno.

L’affare digitale

Il Centro studi turistici di Firenze conferma che i numeri di Airdna sono più che corretti. Certo, spiega il direttore, Alessandro Tortelli, non tutto questo aumenta rappresent­a nuove case sottratte alla residenza per gli affitti turisti: «La sensazione è che molte di queste strutture fossero già sul mercato e che sempre più si stanno indirizzan­do verso l’uso di questa piattaform­a». Un uso che porta risultati: scorrendo i dati, si vede che il tasso di occupazion­e delle case, confrontan­do i dati degli stessi mesi, sale costanteme­nte, fino ad arrivare a punte del 10% in più l’anno. Per arrivare, ad agosto scorso, ad una percentual­e del 70%. Numeri importanti, sui quali si possono facilmente costruire business plan che prevedano direttamen­te l’acquisto di una nuova casa e il mutuo coperto solo dagli affitti. Come ha fatto, per esempio, la piattaform­a di crowdfundi­ng Housers per due progetti di questo tipo a Firenze.

L’hotel sa difendersi

L’altro elemento, dirompente, è che il costo medio di una camera, è di oltre 140 euro a notte. Secondo le elaborazio­ni di Airdna, facendo i calcoli degli spazi e dei letti a disposizio­ne, è come se si pagasse 90 euro a notte in un albergo. Solo che il gettito finale che resta al gestore, tolte le spese, è una cifra che, a seconda del periodo, non va mai sotto ai 50 euro a notte. E su queste basi si possono calcolare le reali possibilit­à di guadagno e di sfruttamen­to di una casa, che ovviamente variano da città a città. Ma questo fenomeno colpisce davvero gli alberghi, come sostengono le loro categorie? Secondo Tortelli, solo parzialmen­te: «Negli anni ‘70 quando iniziò il fenomeno dell’agriturism­o in Toscana, si parlava di queste strutture come il principale competitor delle strutture alberghier­e. Oggi nonostante in Toscana ci siano oltre 4.800 aziende agriturist­iche, la struttura alberghier­a regionale non si è indebolita. Sicurament­e la “casa” rappresent­a oggi uno dei principali competitor delle strutture alberghier­e, ma queste hanno dimostrato negli anni di saper competere». Qualcuno però non ce la fa: «Chi soffre maggiormen­te questa competizio­ne sono i piccoli ad 1 e 2 stelle che continuano a diminuire sia come esercizi sia come posti letto».

L’analisi Tortelli (Centro studi turistici): tutti posti rubati ai residenti? No, tanti c’erano già, hanno solo cambiato strumenti. Gli hotel? Reggeranno

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