«BLA, BLA, BLA» O «ME NE FREGO»?
Quando il Serra bruciava, in molti dalle parti del governo gialloverde non si sono risparmiati selfie con alle spalle le fiamme. Nella tragedia è facile esserci, il difficile viene sempre dopo.
E il no del governo al riconoscimento dello stato di emergenza per l’incendio che, il 24 e il 25 settembre scorso, ha distrutto case, oliveti, vigne e gran parte degli alberi del Serra insospettisce, provoca rabbia tra le famiglie colpite e induce ad un senso di delusione per un’occasione che rischia di non essere colta.
Sì, proprio così: occasione. Se il futuro del Paese si giocherà, come è convinzione diffusa, su lavoro, ambiente e immigrazione regolare, il Serra può diventare infatti il laboratorio per trasformare l’emergenza in opportunità. Investire sul suo recupero, coinvolgendo gli immigrati regolari, significa difendere e rigenerare l’ambiente e nel contempo produrre lavoro. Franco Vaccari, presidente di Rondine, cittadella aretina della pace, lanciò qualche mese fa un appello perchè venisse realizzato un progetto per gli Appennini, in cui utilizzare i migranti per ripopolare e accudire i borghi e i boschi abbandonati.
L’appello è rimasto lettera morta, ma l’idea di coinvolgere l’immigrazione regolare in un ambizioso disegno di salguardia e rilancio dell’ambiente resta attuale e urgente. Anche se avrebbe bisogno, per essere realizzato, di un sussulto della politica che però si fatica ad intravedere.
Si è persa così l’occasione di pensare in grande mentre registriamo la rabbia sacrosanta di chi ha perso tutto o molto. Il rischio è che cresca ulteriormente la sfiducia dei cittadini nei confronti dello Stato. Ancor prima dei soldi che non arriveranno preoccupa e indigna ciò che è arrivato: la negazione da parte del governo dello stato di emergenza. Che la sindaca leghista di Cascina sostiene di capire nelle sue strampalate ragioni «tecniche», come ha spiegato a Repubblica. Lo Stato può anche non aver i soldi per risarcire i danni. Non può però affermare che una casa crollata è stata solo «lambita» dal fuoco perché perde la sua autorevolezza e imparzialità morale.
Viene così il sospetto che le emergenze vengano riconosciute in base agli interessi politici. Si dirà che questo è avvenuto anche in passato. Ad esempio nel 2001 il governo Berlusconi, in occasione di nubifragi e tornado, negò lo stato di calamità a Pontedera e lo concesse ad Arcore. Nulla di nuovo sotto il cielo della peggiore politica. Anche se l’irrisione del ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio nel confronti del sindaco di Calci («Bla bla bla») non si era mai vista. Quello che il ministro dovrebbe capire, e evidentemente non ha capito, è che quel «bla bla bla» non colpisce solo il sindaco, ma tutti i cittadini feriti dal gravissimo incendio. Così come dovrebbe comprendere che il passo dal «bla bla bla» al «me ne frego» che tanto piace al leader leghista Matteo Salvini è molto rapido. La fiducia che la gran parte degli italiani sta riponendo nel «governo del cambiamento» dipende anche dall’auspicio che certe cattive pratiche del passato vengano definitivamente superate perché i cittadini sono uguali di fronte ai governi. Nella «rossa» Toscana come nel Veneto leghista.
Viene il sospetto che le emergenze vengano riconosciute in base agli interessi politici Si dirà che è accaduto anche in passato Ma questo non era il governo del cambiamento?