Corriere Fiorentino

Problemi di coppia

Addio sorrisi, Chiesa e Simeone non si intendono. Anche secondo i numeri

- Matteo Magrini

C’era una volta un gruppo di ragazzi terribili. Sorrisi, spensierat­ezza, allegria. «Devono giocare come se fossero ai giardini», ha ripetuto spesso Pioli. Era, quello, il vero grande segreto della Fiorentina. Da un lato la forza di lottare nel nome di Astori dall’altro, appunto, la capacità di mantenere l’animo leggero.

Guardate la foto di questa pagina. Guardate Chiesa e Simeone che giocano, scherzano, ridono. Sembra passato un secolo e, invece, è storia dell’estate scorsa durante il ritiro di Moena. La domanda è: che fine ha fatto quella Fiorentina? Perché quei sorrisi son scomparsi? Oggi, quella viola, è una squadra spaventata. Sempre più preoccupat­a di non essere all’altezza della missione che, il gruppo, si è auto assegnato: tornare in Europa. L’allenatore se ne è accorto, ma è convinto che rientri tutto nella «normalità». Le aspettativ­e sono alte, e la lunga astinenza da vittorie pesa. L’imperativo, però, è uno: non mollare. Anzi. Sfruttare questo momento di difficoltà per crescere, e uscirne più forti. Ecco, quello che Pioli cercherà di far capire ai propri ragazzi. Senza perdere la calma. Concetto, questo, che mal si sposa con quanto si è visto ultimament­e.

Basta pensare (e torniamo al punto di partenza) a Chiesa e Simeone. Sono loro due ( a secco rispettiva­mente da 654 e 698 minuti, recuperi esclusi) lo specchio della trasformaz­ione. Dalle foto piene di sorrisi all’evidente nervosismo delle ultime uscite. Discussion­i, malintesi, «gestacci». Si son visti con la Roma, e si son ripetuti venerdì. Non si capiscono, i due. Dialogano poco, spesso non si cercano nemmeno. E non è (soltanto) una questione di apparenza. Ci sono i numeri. Ad oggi, i due, son fermi a due reti a testa in campionato e, in nessuna occasione, uno ha segnato su assist dell’altro. Un dato, questo, che si aggrava ulteriorme­nte prendendo in esame anche la passata stagione. L’argentino, su 14 reti totali, ne ha fatti 3 grazie al servizio di Fede che, a sua volta, un anno fa segnò 6 reti ma nessuna grazie a Giovanni. In totale, in poco meno di un campionato e mezzo, Simeone e Chiesa hanno giocato insieme 3.528’. Significa che uno dei due segna su assist dell’altro una volta ogni 1.176’. Un’eternità. Eppure stiamo parlando di giocatori che sanno mettersi al servizio degli altri.

Simeone, un anno fa, ha colleziona­to 5 assist vincenti, ai quali se ne aggiunge uno nel campionato in corso. Chiesa, addirittur­a, è già a quota 5, che si sommano ai 9 della scorsa stagione. È il dialogo tra loro, evidenteme­nte, a non funzionare.

E pensare che dovevano essere la coppia dei sogni. I nuovi gemelli del gol capaci (insieme a Pjaca) di trascinare la Fiorentina. Front men della squadra più giovane e rock d’Italia. Il rischio, al contrario, è che il loro rapporto si trasformi nel manifesto del cambio d’umore. Dall’allegria, alla paranoia. Difficile, così, risolvere la crisi offensiva. Perché se c’è una certezza, è che la Fiorentina non può farne a meno. Né dell’uno, né dell’altro. Per questo, lo stesso Pioli, sta lavorando per «ristabilir­e il contatto». Connettere questi due, per ritrovare la rete e tornare a viaggiare su banda ultra larga. Eccola, la prossima missione.

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Giovanni Simeone e Federico Chiesa in allenament­o a Moena

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