La passione a 11 anni e cento (odiati) caffè
«Avevo 11 anni e mi persi subito nei suoi occhi» racconta Clarissa. Anche lui, Senkel, aveva 11 anni. Lei si confidò con amiche più grandi: «Mi sono persa nei suoi occhi». Nessuno le credeva: «A 11 anni si è ancora bambini» le dicevano, o se lo diceva lei stessa. «Quello che provi è passeggero. Vedrai che passerà». Dopo due anni quel sentimento era ancora lì. Allora Clarissa prese coraggio e parlò a Senkel, gli chiese di uscire. Lui non disse di no. Ma ogni volta c’era un imprevisto. Questa catena di imprevisti la fece riflettere. Destino avverso? Volontà di lui? Si rassegnò a lasciar perdere. Si persero di vista per anni, nonostante abitassero a cento metri l’una dall’altro. Ognuno faceva la sua vita, erano rette parallele. Ma a volte le rette parallele si incontrano al bar. Questo è dimostrato dal fatto che una mattina Clarissa andò a trovare sua mamma che lavorava in pasticceria. Anche lui lavorava lì. La guardò. Lei si perse di nuovo nei suoi occhi. Così cominciò ad andare a prendere il caffè ogni volta che poteva. A lei il caffè non piace, e poi la rende nervosa. La combinazione di questi due fattori le faceva fare delle facce strane. Lui la guardava affascinato, come sotto l’influsso di una magia ipnotica. «A te non piace il caffè» le disse una volta sua madre. «Cosa vuoi dire?» chiese Clarissa. «Voglio dire che so perché lo bevi». In realtà Clarissa avrebbe anche potuto prendere qualche altra cosa, qualcosa che le piacesse. Ma quando lui tutto sorridente le proponeva «caffè?» lei non se la sentiva di deluderlo. La mamma di Clarissa le sconsigliò di iniziare una relazione su queste basi. «Passerà», le disse. Ma lei sapeva che non sarebbe passata. Un giorno gli scrisse chiedendogli come stava. Un altro giorno si presentò al bar la mattina prestissimo, prese un caffè triplo e lui rimase sbalordito. Ma non disse niente. Una sera lei arrivò all’ora di chiusura così fecero insieme il tragitto a piedi verso casa e lui le propose di uscire insieme. «In quel momento ero la ragazza più felice del pianeta». L’otto marzo le mandò delle rose e la portò in un favoloso bar di Firenze. Qui lei davanti a una tazza di caffè fumante disse: «Il caffè non mi piace». Da lì iniziò la storia. Si trasferirono all’estero. Tornarono in Italia. Lui partì per l’Australia. «Sono passati undici mesi e io sono qui che preparo le valigie, spero di raggiungerlo verso nuovi mondi». La frase che lei gli dice spesso è «Sei la mia persona». Lui la guarda pensoso e risponde: «Sei la mia fortuna».