Nesti: lo scontro cattolici-comunisti per capire gli italiani di oggi
Dio è morto, Marx è morto, parafrasando una celebre battuta di Eugene Ionescu. «Sì, in un certo senso parlare di cattolici contro comunisti oggi, nel 2018, è un po’ come parlare degli etruschi: si ha una prospettiva museologica». Sono contrapposizioni che «oggi hanno poco da raccontare ma…».
Quando l’ex docente di Sociologia della religione Arnaldo Nesti arriva al «ma», inizia a enumerare le mille contrapposizioni «aprioristiche» che caratterizzano la società di oggi. «La principale è il dibattito sull’immigrazione: ci sono i “noi” e “gli altri”, una trincea di fronte all’altra. Come 70 anni fa i cattolici e i comunisti. Come sempre è stato. Capire l’Italia e gli italiani di allora, il loro modo di contrapporsi, aiuta a capire quelli di oggi, che in fondo gli somigliano molto».
L’allergia «all’altro» non conosce antistaminico, sostiene lo storico delle religioni pistoiese. Ed è anche per questo, «oltre all’ovvia motivazione del non disperdere una memoria storica che a lungo ha spaccato l’Italia», che ha da poco pubblicato per le Edizioni Dehoniane Bologna il suo ultimo lavoro La scomunica. Cattolici e comunisti in Italia con la prefazione di monsignor Luigi Bettazzi e la postfazione dell’ultimo segretario del Partito Comunista, Achille Occhetto: la ricostruzione storica di cosa ha portato e cosa ha comportato il decreto della Congregazione del Sant’Uffizio del primo luglio 1949 voluto da Pio XII contro i comunisti. Libro che martedì alle 17 presenterà nell’aula magna Giovanni Benelli della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale (piazza Tasso) insieme allo stesso Bettazzi, Marco Pietro Giovannoni, Mario Lancisi, e al professor Sandro Rogari.
«L’Italia è cambiata ma il desiderio di cambiamento, il problema della povertà, la ricerca di altro si sono spente?» si chiede Nesti. «Assolutamente no. Si dice sia scomparsa la sinistra, ma non sono scomparse quelle domande di cui la sinistra era una risposta» ed è in questa ottica che ampia parte della sua trattazione storica riguarda la Toscana con una serrata analisi territorio rosso per territorio rosso dall’Empolese al Mugello, da Certaldo alla Valdichiana, partendo dai funerali di don Milani. «Ciò che ha caratterizzato la Toscana era la mezzadria e il “problema” del fattore-padrone — spiega — Per me che ho diretto il Centro di Studi Sociali di Pistoia, finanziato dalla Cia, è una memoria ancora molto calda: in quel mondo fortemente caratterizzato dall’anticomunismo ci sono cresciuto dentro. A quei tempi per noi era difficile anche invitare a parlare La Pira, che era mal visto dalla Cia». Proprio ieri Nesti ha spedito la sua biblioteca al comune di Peccioli: 15 mila volumi di sociologia delle religioni e argomenti affini. «Alla mia età si sente il pensiero della morte e certe cose è meglio farle da vivo». A Peccioli ha fondato il museo delle icone russe e il sindaco Renzo Macelloni è un suo ex studente.