Una prateria per la seconda vita «Qui corrono i cavalli maltrattati»
A Casole d’Elsa una tenuta, finanziata da un magnate, per ospitare animali malati
Janine CASOLE D’ELSA (SIENA) Musso aveva un sogno quando ad agosto ha comprato una tenuta in Toscana: «Un branco di cavalli che corrono in questo terreno». Anche Sonny Richichi ne aveva uno, quando nel 2009 ha fondato Italian Horse Protection per il contrasto agli abusi e ai maltrattamenti e aperto il primo centro di recupero in Italia per questi animali: avere abbastanza spazio per far vivere i cavalli come in natura e insegnare all’uomo come trattarli correttamente.
Ora li stanno realizzando entrambi. «Sembra un film, di quelli in cui va tutto bene» affermano increduli i soci di Ihp pronti al trasferimento dal centro di Montaione dove attualmente sono accolti i cavalli maltrattati. È piccolo per gli animali, quasi tutti reduci da sequestri e bisognosi di cure. «Da tempo cercavamo una soluzione, abbiamo valutato varie ipotesi, ma ci eravamo ormai rassegnati a stare qui e fare lavori di adeguamento» dice Sonny. Finché alcune settimane fa riceve un messaggio da Janine, una signora appassionata di cavalli che aveva conosciuto anni fa: «Mi piacerebbe fare qualcosa per i cavalli». «Ho pensato volesse adottarne uno, ed era già una buona notizia». Mai si sarebbe aspettato la proposta di ospitare l’associazione e tutti gli animali nella sua azienda a Casole d’Elsa. Lei e il marito Leonardo Musso vivono in Germania ma amano la Toscana e l’anno scorso hanno acquistato, salvandolo dal fallimento, l’Antico Borgo di Tignano, complesso del 1600 recuperato con appartamenti, ristorante bio, corsi di meditazione e yoga. In estate hanno comprato anche la tenuta accanto con decine di ettari di pascolo.
Il luogo ideale per gli ospiti di Ihp. «Dieci anni fa con mia figlia siamo state nella loro sede di allora, a Filicaia, abbiamo visto come stanno bene i cavalli. Così ho pensato a loro. I cavalli portano gioia nella mia vita sono felice di restituire ciò che mi danno» racconta Janine. La tenuta è già fornita di stalla, box, un paddock. In più potranno trovare posto anche stanze per i volontari, uffici, spazi per eventi e iniziative. «Potremo tradurre in pratica quello che ho sempre sognato per l’associazione» afferma Sonny. «Potremo attuare la gestione naturale dei cavalli, che si nutriranno solo al pascolo. Ora integriamo col fieno. Poi potremo portare avanti le attività di denuncia, investigazione, accoglienza e formazione».
Lui e i soci lavorano per togliere il filo spinato e ordinare pali per i nuovi recinti, sperano di traslocare prestissimo. Ihp cura i cavalli maltrattati in attesa che siano adottati (molti restano al centro, il primo accreditato dal ministero della Salute), lasciandoli il più possibile liberi nella natura. «Arrivano in condizioni pietose e terrorizzati, spesso dopo anni in un box, e non hanno mai visto un altro cavallo» racconta Ilaria Castellani, una socia.
La più anziana del branco è Miranda, 40 anni e il manto ormai candido. Tra i più giovani Grifo, un pony cieco. Nessuno lo voleva, rischiava di essere soppresso, ma qui ha trovato casa: «Ora gioca e fa sgroppate enormi. E quando arriva al recinto si ferma, come se avesse un radar».
Janine
Dieci anni fa visitai il centro, ho visto come stanno bene i cavalli liberi, mi danno gioia Ora gliela restituirò ospitandoli nei miei terreni