Corriere Fiorentino

La Spada nella roccia di Concetta Anastasi «Sogno il Maggio»

Personaggi La compositri­ce Concetta Anastasi debutta al Regio di Parma con «La spada nella roccia» «È dedicata ai bambini, ma sono pochi i teatri che producono un’opera ex novo. Ora sogno il Maggio»

- di Chiara Dino a pagina 12

Sembra di sentirla la sua musica mentre la canticchia, «ra, na, na» accennando un passo di valzer e poi mentre ce la descrive, trasforman­do in parole la partitura della sua Spada nella roccia. Andrà in scena oggi al Regio di Parma, per il progetto «Regio Young», in prima assoluta, e sarà un’ora e dieci di opera per ragazzi che porterà la sua firma, su libretto scritto da Ziki Paki e per la regia di Andrea Bernard, in una coproduzio­ne con il Comunale di Bologna e la Royal Opera House di Muscat dove poi andrà in tournée Lei si chiama Concetta Anastasi ed è una compositri­ce fiorentina: anche se di origini napoletane è qui che vive da anni ed è qui che insegna direzione di coro e composizio­ne corale al Conservato­rio Cherubini. Ora approda al teatro di Verdi per antonomasi­a con tutte le lentezze — dispiace dirlo e scriverlo — cui sono sottoposte le compositri­ci donne. «Che — ci spiega lei — sono molto presenti nelle scuole e nelle rassegne musicali ma meno nei teatri, anche perché, ahimè, sono pochi quelli che ancora producono un’opera ex novo. Almeno qui in Italia, perché all’estero, penso alla Germania e agli Stati Uniti, le cose vanno diversamen­te». Concetta ha un curriculum di tutto rispetto. Ha studiato a Napoli pianoforte e composizio­ne e poi all’Accademia di Santa Cecilia a Roma, e alla Chigiana, a Siena, direzione d’orchestra. La sua prima con una partitura per teatro musicale al Verdi di Pisa, «quando — ricorda — portammo in scena nel 2011 uno spettacolo per cori di voci bianche (La casa dei lupi era il titolo ndr) che poi replicammo alla Pergola di Firenze nel 2013». Prima di questo impegno e moltissimi altri — come direttrice d’orchestra e compositri­ce per cori, anche per quello della Città di Firenze — nel 2014 arriva la richiesta di mettere in musica uno spettacolo prodotto dall’Eliseo di Roma e dedicato ad Alberto Bevilacqua. Oggi il suo debutto a Parma. Un appuntamen­to che la fa sussultare: «Sentire risuonare nel teatro di Verdi la mia musica è un’emozione che non si può spiegare», ci dice tutto d’un fiato nel giorno di silenzio che prelude alla messa in scena della sua Spada nella roccia, al cui ascolto ci accompagna passo passo facendocel­a immaginare e quasi visualizza­re quella musica che ha scritto da gennaio ad agosto perché fosse pronta ad andare in scena in questo dicembre.

«L’opera — si legge nelle note di regia di Andrea Bernard — è una parabola del percorso che ogni bambino deve compiere per diventare adulto. La storia è quella del giovane Arturo, figlio adottivo di Ser Ettore che, pur non avendo diritto al cavalierat­o, attraverso diverse avventure è nominato cavaliere e infine incoronato re. Un vero e proprio viaggio iniziatico grazie al quale Artù scoprirà se stesso, le sue forze e le sue debolezze, comprenden­do quali sono i valori della vita e riuscendo così a seguire il suo destino».

Cosa ha significat­o tutto questo per la compositri­ce? «Innanzi tutto — ci spiega — c’è stato un lavoro congiunto tra me e il librettist­a, l’opera è tutta in versi e dunque abbiamo insieme capito su cosa bisognava puntare vista anche la breve durata dello spettacolo (lei ne ha scritto anche una versione più lunga ndr). Si parla della crescita e della formazione di un giovane che prima di diventare consapevol­e di sé deve passare una serie di prove. Quindi ho immaginato dei quadri chiusi, per temi, legati alle figure forti dell’opera, Artù, mago Merlino e Palledoro, il deus ex machina della vicenda, quello che nel momento in cui Artù ha più paura, quando si trova da solo nel bosco di notte, appare a ridimensio­nare la portata di questo sgomento. Ecco, se per la paura di Artù ho pensato a una partitura musicale dove fosse presente tutta l’orchestra, con una predominan­za di fiati e di percussion­i, ma anche con molti pizzicati di archi e molte dissonanze, per Palledoro ho pensato a un tema più lieve, quasi giocoso e ironico che richiama quello di un valzer, un tema quasi rotiano dove è forte la presenza del sax soprano». Non è un momento da poco per l’economia dell’opera, perché è quello in cui ser Palledoro spiega al ragazzo quali sono le qualità di un vero cavaliere; la sua è un’iniziazion­e tranquilli­zzante che deve preludere alla riappacifi­cazione di Artù. Dopo questo incontro il ragazzo, infatti, prenderà sonno «e lo farà —aggiunge ancora la compositri­ce — sulle note di un’orchestra rarefatta, con una forte presenza di violini e xilofoni e un coro di voci bianche per uno stile da ballata». Cambia ancora il registro stilistico per mago Merlino: «Per la dimensione magica di quest’opera si sentono molti legni, il suono di un’arpa, tanti fiati e poi note molto staccate. Anche perché si tratta di una magia che non va intesa nel senso letterale del termine, non una magia alla Harry Potter, per intenderci, ma piuttosto quella sottesa alla trasformaz­ione del protagonis­ta». L’opera andrà in scena oggi e domani alle 9 e alle 11 per le scuole e domenica alle 15,30 e alle 18 per le famiglie a Parma, poi a Bologna e a Muscat. «Ma — dice Concetta — sarei felice di vederla anche al Teatro del Maggio». Chissà.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? In alto Concetta Anastasi, sopra un bozzetto di scena e a destra l’illustrazi­one di Manuele Altieri
In alto Concetta Anastasi, sopra un bozzetto di scena e a destra l’illustrazi­one di Manuele Altieri
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy