«La Normale del Sud? Non va fatta»
Il sindaco di Pisa teme lo smembramento della Scuola: «Il governo revochi i fondi»
Michele Conti, sindaco di Pisa, si mette di traverso alla Normale del Sud, che a partire dal prossimo autunno aprirà i battenti presso l’Università Federico II di Napoli. «Ho appreso con stupore — obietta — che la commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha approvato un emendamento che di fatto snatura la Scuola Normale Superiore. La maggioranza di governo ci ripensi».
Michele Conti, sindaco di Pisa, si mette di traverso alla Normale del Sud, che a partire dal prossimo autunno aprirà i battenti presso l’Università Federico II di Napoli. «Ho appreso con stupore — obietta — che la commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha approvato un emendamento che di fatto snatura la Scuola Normale Superiore. La maggioranza di governo ci ripensi, si ravveda e faccia marcia indietro sull’istituzione di un inutile distaccamento meridionale».
La decisione è stata ratificata la notte scorsa a Montecitorio e nell’emendamento figurano anche i dettagli finanziari: la spesa autorizzata è pari a 8,2 milioni per il 2019, anno d’inizio dei corsi; 21,2 milioni per il 2020 e 18,9 milioni per il 2021. Il ministero dell’economia e delle finanze, sui cui bilancio è stata accollata la spesa, in tutto stanzierà 91 milioni di euro fino al 2025. L’idea della Scuola Normale Superiore meridionale è nata dal direttore della prestigiosa scuola pisana, Vincenzo Barone, che la sta attuando con Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico II e presidente della Crui (la conferenza dei rettori degli atenei italiani). Di fatto quella di Napoli non sarà una dependance, ma una scuola superiore di pari dignità; i primi tre anni accademici, per i quali il piano finanziario è già stato definito nel dettaglio, saranno sperimentali e alla Federico II verranno istituiti dottorati a numero chiuso.
Dopodiché si deciderà se ripensare o rilanciare il progetto, nel secondo caso istituendo un corso di laurea magistrale. Nel piano il sindaco di Pisa, diversamente dal professor Barone, vede una minaccia: la nascita di una nuova scuola superiore potrebbe mettersi in concorrenza con quella storica, dove si sono formate generazioni di scienziati, politici e intellettuali di alto rango, come Enrico Fermi, Carlo Rubbia e Carlo Azeglio Ciampi: «Non è smembrando una delle eccellenze del mondo universitario di questo Paese — dice Conti — che si favorisce la ricerca o la divulgazione delle conoscenze. La Normale è nata a Pisa 208 anni fa e qui deve rimanere». Già nel 2014, quando la Scuola allora diretta da Fabio Beltram si fuse con l’Istituto italiano di scienze umane di Firenze, nella città della Torre vi furono dei mugugni.
Però mai prima di ora il disappunto era tracimato in un conflitto istituzionale. Al punto che il sindaco Conti — alla guida di una maggioranza di centrodestra — auspica che il piano dei professori Barone e Manfredi sia affossato: «Chiedo a tutte le forze politiche ed in particolare alla maggioranza di governo di rivedere questa decisione, stralciando l’emendamento in sede di esame della legge di bilancio al Senato». E che i fondi destinati al progetto siano indirizzati alla Scuola Normale di Pisa per potenziarne le attività.