I resistenti del centro e l’altra faccia dell’anonimato
Caro direttore, in merito al suo editoriale di domenica 2 dicembre — «I cetacei del centro» riflettevo sul fatto che il fiorentino, al di là delle note inclinazioni bottegaie, vuole ad ogni livello tutto sotto casa, come il parcheggio della propria auto magari nel tinello. Sul fatto poi della «desertificazione» del centro storico relativamente a presenze di fiorentini doc o meno sono più ottimista: ce ne sono anche attorno al Duomo, come ad esempio il giornalaio all’angolo di Via dell’Oriuolo con Piazza del Duomo, sanfredianino doc, insieme ad altri «nativi» o degli immediati dintorni, o da tempo «naturalizzati» magari più fiorentini di quelli doc... che non sono invero tanti, ma che ci sono. Fiorentini «resistenti» nonostante tutto e convinti di esserlo, e che forse visti i tempi considerano poi magari non tanto saggia la fuga verso signorili indirizzi di collina andando di fatto ad isolarsi in residenze avite che messe in sicurezza (relativa, sempre) possono essere tutto poi tranne che tranquillizzanti. Certo, siamo ormai in mano al turismo e come lei scrive bisogna porvi rimedio, magari oltre che organizzando meglio gli arrivi, calmierandoli e gestendoli poi con maggiore cura (cosa che non mi pare riesca a fare il Comune); e certo è pure che quando i turisti avvicinano per chiedere un’informazione si rivolgono con un «lei è di qui?». Ma è interessante pure il contrario: quando tu fiorentino muovendoti magari non sempre fra le stesse vie, avvicinato da buttadentro di ristoranti, esercizi commerciali e/o tavolini in agguato per carpirti firme per questo o quello, ti senti «apostrofato» in inglese, a cui tu puoi rispondere con un distratto «No thanks». Non è meraviglioso il (quasi) anonimato?