Bassetti: giusto l’impegno dei cattolici in politica, per difendere vita e poveri
Intervista con il presidente della Cei: «Il Vangelo va accolto tutto, non solo una parte»
«Storicamente, i cattolici hanno fatto politica in modi diversi. Non c’è una forma preordinata e non spetta a me dire in quale modo oggi i credenti possono organizzarsi». Gualtiero Bassetti,76 anni, fiorentino, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, la Conferenza dei vescovi italiani, interviene nel dibattito sull’impegno politico dei cattolici, senza però «benedire», come forse qualcuno avrebbe auspicato, la nascita di un partito di credenti. «Non è mio compito», si schermisce.
Sono giorni frenetici per il presidente dei vescovi italiani.
Avvenire, il giornale dei cattolici, edito dalla Cei, compie mezzo secolo, ci sono molti incontri, ai quali il cardinale deve partecipare. E poi gli impegni pastorali in diocesi con il Natale che bussa alle porte. Tuttavia il cardinale Bassetti, originario di Marradi, nel Mugello, accetta di rispondere alle nostre domande: la politica gli sta a cuore perché, riprendendo una famosa definizio- ne di Paolo VI, «essa per un credente rappresenta la forma più alta di carità».
Eminenza, cresce la spinta di molti cattolici, in Toscana ma anche nel resto del Paese, ad un impegno in politica, come lei stesso, peraltro, ha più volte auspicato.
«E questa spinta è positiva. Penso infatti che l’impegno sociale e politico dei cattolici sia un fatto assolutamente normale e doveroso».
C’è chi, a cent’anni dall’appello di don Luigi Sturzo, il 18 gennaio prossimo, pensa addirittura alla creazione di un partito di cattolici, aperto anche ai laici. Cosa ne pensa?
«L’appello di don Sturzo è sempre valido. Ma come diceva La Pira la politica è un “impegno di umanità e santità” che deve convogliare una vita di “preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità”. Si tratta quindi di un’attività che spetta al laicato cattolico formato e consapevole. Un’attività che ha un solo obiettivo: il servizio gratuito al Paese».
Si ritiene la spinta ad un partito di cattolici abbia su- bito un’accelerazione con il voto del 4 marzo. C’è preoccupazione per l’agire del nuovo governo e lo sfaldamento del Pd. Che cosa in particolare la preoccupa?
«Le preoccupazioni sono quelle di sempre: i poveri, le famiglie, i giovani. Ciò che conta più di tutto — più delle tabelle e dei numeri — è lo sviluppo della persona umana. E per far questo serve un clima in cui regni la pace sociale e non sia carico di conflitti o di risentimenti verso “l’altro”. A volte, leggendo alcuni testi su internet, si ha la sensazione di una società carica di tensioni».
C’è disagio, rabbia, cattiveria sociale…
«Sì, questa può essere l’impressione guardando la Rete. Ma io sono convinto che il mondo reale, seppur tra le molte difficoltà, sia migliore». E del governo cosa pensa? «Al governo faccio solo una preghiera: di pensare agli ultimi della Terra e di contribuire a costruire un clima di pace in Italia e in Europa».
Un eventuale partito di cattolici su quali valori dovrebbe fondare la propria presenza nella società italiana?
«Come pastore esorto il laicato a scorgere i “segni dei tempi” e a rimanere fedeli alla dottrina sociale della Chiesa cattolica che difende la persona umana sempre, in ogni momento dell’esistenza: dal concepimento all’educazione, dal lavoro alla morte. Per dirla in breve: i cattolici sono chiamati a farsi carico sia della difesa della vita che della cura dei poveri, a partire dai migranti. Perché il Vangelo va accolto tutto e non solo una parte».
Partito o no?
I cattolici hanno fatto politica in modi diversi, non c’è una forma preordinata e non spetta a me dire loro in quale modo organizzarsi
Appello
Al governo faccio una sola preghiera: di pensare agli ultimi della Terra e di costruire un clima di pace in Italia e in Europa