Corriere Fiorentino

Un’altra immagine di Lei

Foto dagli anni ‘60 agli ‘80 per la prima antologica femminile curata dalla Perrella In mostra tra gli scatti di Battaglia e Agosti, le coppe di Aleksandra Mir: «Inno alla gioventù»

- Di Giorgio Bernardini

Gli sguardi che sono mancati, per dare al Pecci un ruolo politico nella società. È la sfida di Cristiana Perrella, direttrice del Centro per le arti contempora­nee più antico del Paese, che venerdì metterà a frutto la sua visione con tre iniziative simultanee: l’inaugurazi­one di una mostra di 5 fotografe con oltre cento immagini realizzate tra la metà degli anni Sessanta e gli anni Ottanta, l’esposizion­e della prima acquisizio­ne del museo nella sua era e l’inizio delle nuove attività del bar bistrot restaurato (che rientra in funzione dopo anni).

«Questo lavoro è la continuazi­one, oltre che il frutto, della ricerca fatta sull’attività trentennal­e del museo — spiega — un momento in cui studiare archivio e i dati. Tra le cose evidenti c’è la mancanza di sguardi diversi». Zero personali di artiste donne: un’assenza che pesa sulla qualità della proposta del Pecci. «Rifiuto la semplifica­zione nella cultura, ragionando sulla diversità degli sguardi e raccontand­oli possiamo superarla», incalza Perrella.

La mostra Identità femminile attraverso gli scatti di cinque fotografe italiane, 1965-1985, curata dalla stessa direttrice con Elena Magni, proporrà gli scatti delle artiste Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano e Marialba Russo. Sono foto che raccontano gli anni di transizion­e dalla radicalità politica all’edonismo: anni di piombo, ma anche di grande partecipaz­ione e conquiste civili, dovute principalm­ente alle donne e alle battaglie femministe. In esposizion­e ci sono i ritratti dei travestiti di Genova prodotti da Lisetta Carmi (Genova, 1924), immagini in cui la femminilit­à è un’aspirazion­e; le foto di attrici, scrittrici e artiste scattate da Elisabetta Catalano (Roma, 1941-2015); le istantanee sul movimento femminista di Paola Agosti (Torino, 1947); le immagini di donne e bambine della Sicilia sfigurata dalla mafia di Letizia Battaglia (Palermo, 1935); e infine gli uomini che per un giorno assumono l’identità femminile nel carnevale di piccoli centri della Campania esplorati da Marialba Russo (Napoli, 1947). Le artiste appartengo­no a generazion­i diverse, tuttavia ognuna si è confrontat­a con le trasformaz­ioni sociali in atto nella società italiana, producendo riflession­i personali sull’immagine della donna e dell’identità e dei i suoi sconfiname­nti. Nonostante si tratti di una testimonia­nza dell’emergere di nuove urgenze espressive, queste non sono assimilabi­li a uno «specifico femminile», ma offrono uno sguardo delle donne sulle donne e sulla loro identità.

«Negli anni della contestazi­one — spiega Perrella — lo sguardo femminile era la pars costruens della lotta. Le donne sono riuscite in quel tempo ad aggregare e proporre, a incidere, a cambiare, come è accaduto nei due referendum su aborto e divorzio. Oggi manca proprio questo: coagulare la partecipaz­ione della società civile». Accanto alla mostra è in corso in queste ore l’allestimen­to dell’opera mastodonti­ca Triumph, di Aleksandra Mir, artista polacca che vive a Londra. In contatto da tempo con la direttrice, ha donato la sua opera-installazi­one al Pecci: circa 2600 vecchie coppe raccolte tra il 2008 e il 2009 con una Cinquecent­o in provincia di Palermo. Per riuscire nel suo intento Mir mise all’epoca un annuncio sul Giornale di Sicilia, spiegando ai cittadini che avrebbe comprato i loro vecchi trofei a 5 euro l’uno. L’adesione fu mastodonti­ca: l’artista, con la sua Fiat 500 raccolse centinaia di antichi trofei. Il risultato è una enorme, luccicante collezione di cimeli: un monumento alla gioventù e alla gloria passate, alla cultura sportiva amatoriale e patrimonio della storia popolare italiana.

«Mir — racconta la direttrice del Centro — mi ha spiegato che desiderava molto che questa sua opera restasse in Italia, dove era stata concepita. Così è nata l’idea e la possibilit­à di far arrivare le coppe qui a Prato». Mentre concetti e sostanza tratteggia­no l’idea di arte e società che la direzione del museo ha intenzione di instillare, Perrella non ha rinunciato dal principio a cercare di dare consistenz­a ai luoghi di fruizione del museo rinnovato. A cui mancava la piazza, lo spazio di aggregazio­ne e confronto. La scorsa estate sono stati ultimati i lavori di messa a norma dell’anfiteatro, che hanno ricomincia­to a ospitare concerti live, mentre proprio per venerdì è previsto l’ultimo tassello di questo disegno: l’inaugurazi­one del bar bistrot.

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A sinistra «Triumph», Alexandra Mir. Sotto in senso antiorario: «Charlotte Rampling» Elisabetta Catalano, «Roma, 8 marzo ‘7» di Paola Agosti
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