E in corsia va un laureato su due
Chi (non) entra Su 700 studenti meno di 400 diventano specialisti, in più tra assunzioni a rilento e stipendi bassi il 20 per cento se ne va
nuovi medici specialisti? Sono troppo pochi. E tanti di loro fuggono dal sistema sanitario nazionale, per scegliere la medicina privata o l’avventura all’estero. Ogni anno in Toscana, si iscrivono alle Facoltà di medicina dei tre Atenei 765 matricole (in base al numero programmato) e si laureano circa 700 studenti, che col successivo esame di abilitazione diventano medici, con un tasso di successo che sfiora il 100 per cento. Un numero ritenuto adeguato per assicurare il ricambio con i dottori più anziani che vanno in pensione. Ma è a questo punto che si crea l’«imbuto formativo»: chi ha l’abilitazione può fare la guardia medica, può lavorare come aiuto in una casa di cura, ma non può esercitare in ospedale, svolgere funzioni specialistiche, né fare il medico di famiglia. Serve specializzarsi. Ma i posti non bastano per tutti.
In Toscana, quest’anno le scuole di specializzazione (tra borse finanziate dal ministero e dalla Regione) arrivano a 550. 120 sono invece i posti per il corso in medicina generale per diventare medico di famiglia (negli anni scorsi erano circa 500 e 80). Chi resta fuori, o esercita senza specializzarsi, sperando di avere più fortuna gli anni successivi, o se ne va. All’estero. Quest’anno, i neo laureati che resteranno fuori, grazie al notevole aumento delle borse, saranno solo una trentina. Fino allo scorso anno erano più di cento. Numeri che si sono accumulati nel tempo e che aumentano anche per gli anni successivi gli aspiranti alle scuole di specializzazione: un fenomeno che in Toscana crea un «limbo formativo» di centinaia di medici.
«Sono 2.000 all’anno in tutta Italia che una volta laureati decidono di espatriare. Una laurea in medicina costa alla collettività oltre 150 mila euro, è come se l’Italia ogni anno regalasse alla Francia, alla Germania, ad altri Paesi, 2.000 Ferrari», dice Carlo Palermo, segretario nazionale del sindacato Anaao. Non di rado, poi, gli specializzandi rinunciano alla borsa per un ripensamento, magari perché vinta in una disciplina poco gradita. Ma il posto lasciato libero non va al primo degli esclusi, resta vuoto e il ministero si riprende quanto finanziato per quella borsa: un fenomeno che in Toscana riguarda tra le 30 e le 40 borse all’anno.
Finito il quadriennio, nella nostra regione resta un patrimonio di poco più di 500 specializzati, potenzialmente diretti al servizio pubblico. Ma le assunzioni vanno a rilento (a causa del tetto alla spesa sul personale, in molti reparti il tasso di sostituzione del turn over è di un assunto ogni tre pensionati) e la sanità toscana paga stipendi tra i più bassi d’Italia, un neo assunto prenI de circa 2.300 euro al mese. Così molti vanno nel privato o all’estero, dove i giovani medici e ancor più gli specialisti italiani sono molto ricercati, visto l’ottimo livello della loro preparazione. In Italia, il 20 per cento degli specializzati, per scelta o per necessità, rinuncia al Servizio sanitario nazionale. In Toscana questo significa perdere un ulteriore patrimonio di un centinaio di specializzati. Il risultato è che di 700 laureati all’anno nei tre Atenei toscani, la sanità pubblica della nostra regione produce poco più di 400 specialisti che lavoreranno tra ospedali e Asl territoriali (parte dei quali come precari).
In realtà, il numero attuale di specialisti diretti nel servizio pubblico è più basso, circa 370 l’anno, perché il notevole aumento di borse del 2018 da parte del ministero e della Regione (il 20 per cento in più per le specializzazioni, il 50 per cento in più per i corsi di medicina generale) darà effetti positivi sul sistema non prima di tre, quattro anni.
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Palermo (Anaao) Ogni anno l’Italia regala 2.000 Ferrari all’estero: i laureati in medicina ci costano 150 mila euro