Corriere Fiorentino

«Caro Salvini, l’attacco ai giudici è un danno anche a chi governa»

Colloquio con il procurator­e Sangermano: il caso dei rom? Io sconfitto, ma i tribunali si rispettano

- di Antonella Mollica

«Caro ministro Salvini, la decisione del tribunale di non confiscare il tesoro dei rom a Prato non la condivido ma rispetto comunque la decisione del giudice. Perché le decisioni dei giudici vanno sempre rispettate, anche quando non ci piacciono. Anzi, soprattutt­o quando non ci piacciono». Antonio Sangermano è magistrato di lungo corso. A Milano è stato uno dei pm dell’inchiesta su Ruby e Berlusconi, a Prato — dove ha svolto anche la funzione di procurator­e facente funzioni — porta la sua firma la richiesta di sequestro del tesoro delle famiglie rom. Per questo ora che è stata decisa la restituzio­ne dei beni per 2,5 milioni alle famiglie Ahmetovic e Halilovic, lui sta dalla parte degli «sconfitti», se così si può dire. E non è certo uno stare bene. Però...

«Però non credo che la soluzione sia invocare un’ispezione o puntare il dito ogni volta che un giudice prende una decisione che non ci piace», spiega Sangermano, attualment­e alla guida della Procura per i minori di Firenze. Il suo riferiment­o è al tweet del ministro dell’Interno Matteo Salvini intervenut­o pubblicame­nte nei giorni scorsi sulla vicenda di Prato: «Scrivo al ministro della Giustizia per chiedere un controllo. Ma è normale???» erano state le parole di Salvini che avevano scatenato un coro di «vergogna».

È normale che un giudice decida di restituire il tesoro sequestrat­o ai rom? Un’indagine della Guardia di Finanza anni fa ha ricostruit­o che nelle famiglie Ahmetovic-Halilovic c’erano diverse persone che avevano colleziona­to beni, denaro oltre a un curriculum fatto di condanne per furti, rapine e ricettazio­ne. Scattò così, a giugno 2017, il sequestro per la sproporzio­ne tra beni posseduti e redditi dichiarati di quelli che per la Procura erano falsi poveri. Adesso però il tribunale ha ritenuto che non ci fosse la contestual­ità temporale tra quei reati e l’acquisto dei beni. Il procurator­e di Prato Giuseppe Nicolosi ha già annunciato che impugnerà il provvedime­nto che prevede il dissequest­ro di due ville, depositi bancari, cassette di sicurezza, libretti postali e polizze vita. «Le misure di prevenzion­e come quella richiesta a Prato — spiega Sangermano — servono per colpire il patrimonio di soggetti pericolosi che non trovino giustifica­zione in fonti di reddito lecite. Ma bisogna stare attenti ad attaccare i giudici, è pericoloso. Non vorrei ritornare ai tempi del governo Berlusconi, quando lo scontro tra magistratu­ra e politica era all’ordine del giorno e aveva finito con il delegittim­are entrambi le categorie. La giurisdizi­one è rispetto anche per provvedime­nti che non si condividon­o. Anzi: soprattutt­o quando non si condividon­o. Perché sono basati sul libero convincime­nto del giudice che è il pilastro dell’ordinament­o costituzio­nale».

«Salvini — prosegue Sangermano — ha un grande intuito e una straordina­ria capacità di focalizzar­e i problemi della gente. La proposta sulla legittima difesa è una risposta eccepibile a un problema reale di sicurezza dei cittadini sfiduciati. In questi ultimi anni le riforme in materia di custodia cautelare, di droga, intercetta­zioni (bloccata dal ministro Bonafede) hanno indebolito la capacità repressiva dello Stato. Bisogna partire da qui perché la sicurezza è il collante di tutti i diritti. Senza sicurezza prevale il più forte, il più cattivo, il più ricco. La legalità deve essere un principio che vale per tutti, non ha razza: imprendito­ri collusi con le mafie, corrotti, pedofili, rom e immigrati che delinquono».

All’interno della categoria dei magistrati ci sono molti mal di pancia per gli ultimi attacchi frontali ai magistrati da parte del ministro dell’Interno. «È vero, ma ogni volta che parla Salvini non si deve pensare a un golpe. Lui ha diritto ad esprimere il suo punto di vista ma deve avere la consapevol­ezza di essere ministro. Poi ogni istituzion­e dovrebbe agire con leale collaboraz­ione. E quando ritiene di aver subìto un torto non è necessario fare comunicati stampa per sbandierar­lo (il riferiment­o è al caso Spataro, ndr). Basta scrivere una “riservata” o fare una telefonata anche vibrante. Quanto alle questioni che attengono alla normale dialettica processual­e devono essere discusse nelle sedi opportune, spiega Sangermano, «senza che si arrivi a delegittim­are i magistrati guardando il colore dei calzini».

Sul caso Spataro

Non si deve pensare a un golpe ogni volta che parla il ministro: non si fa una nota stampa perché si pensa di aver subito un torto

 ??  ??
 ??  ?? Il ministro dell’Interno Matteo Salvini Sopra, il magistrato Antonio Sangermano
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini Sopra, il magistrato Antonio Sangermano

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy