Peretola, il prezzo del rifiuto
Almeno 10 milioni e migliaia di posti di lavoro: quanto può costare il no all’aeroporto
Cinque milioni subito in fumo. E poi altri 5. Potrebbe partire da questa cifra la valutazione dei danni che la Camera di commercio di Firenze ha ipotizzato nella lettera al ministro dei Trasporti Toninelli (M5S) sul possibile stop allo sviluppo di Peretola. Ma i Cinque Stelle toscani: «Nuova pista sì, ma a Pisa».
Cinque milioni buttati al vento, tutti o quasi. Potrebbe partire da questa cifra la valutazione dei danni, diretti o indiretti, che Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di commercio di Firenze, ha ipotizzato nella lettera inviata al ministro dei Trasporti Danilo Toninelli (M5S). In quanto socia di Toscana Aeroporti, piazza dei Giudici ha fatto notare che un eventuale cancellazione del progetto della pista parallela avrebbe dei danni sia sui loro investimenti, che su quelli dei soci, che sul territorio e le imprese che loro rappresentano. Ma quanti sono?
I cinque milioni che andrebbero direttamente in fumo sarebbero quelli finora spesi da Toscana Aeroporti per tutta la progettazione e tutti gli atti richiesti per la Valutazione di impatto ambientale del masterplan e quelli per rispondere alle prescrizioni contenute nella stessa Via arrivata nel 2017. Quasi la metà dei 12 milioni di euro previsti. Se il progetto cambiasse sostanzialmente, come pensano nel M5S e come pare lo stesso Toninelli sostenga nella stessa forma (cioè allungamento della pista e pista di rullaggio) difficilmente gran parte del lavoro sarebbe riutilizzabile.
A questi 5 milioni, forse sarebbero da aggiungere anche altri 5 milioni di investimenti sullo scalo: non fanno parte del masterplan, ufficialmente. Sono progetti di adeguamento e miglioramento (dai percorsi ai gate) necessari per lo sviluppo attuale: ma è evidente che, dal punto di vista ingegneristico, sono state realizzate in modo coerente col futuro progetto che prevede 100 milioni di investimenti sul terminal e 70 su pista, piazzali e raccordi.
È qui che si trova la «massa critica»: cioè le cifre più importanti. I 365 milioni di euro (al netto dell’Iva, al lordo dei ribassi d’asta e di alcune opere ulteriori) sono il «volano» che ha portato Irpet ad ipotizzare la prima parte dei 6 mila posti di lavoro che la nuova pista porterebbe a tutto il territorio. E qui si apre un altro capitolo.
Il totale dell’investimento nasce da una parte privata e da una parte pubblica: i famosi 150 milioni promessi dai vari governi dal 2010 in poi, ed ancora tutti a bilancio dello Stato, sono confermati anche nel 2019 dalla legge di Bilancio. Se non fossero usati, e nei tempi previsti dalla legge (modificata nel 2016 per velocizzarne l’uso), il danno sarebbe anche erariale, oltre che civile secondo la Camera di commercio. E pure i soldi della Camera di commercio, investiti nella quota che detiene in Toscana Aeroporti (il 4,5%) sono pubblici: l’ente camerale non ci sta a farsi mettere sotto accusa alla Corte dei conti per averli usati male, chiamerebbe a risponderne chi ha cambiato le carte in tavola dopo 5 anni. E cambiarle così, si ipotizza sempre nella missiva, sarebbe una scelta in violazione di una buona e corretta amministrazione, secondo la Camera di commercio. Nel novero dei danni ci sono poi quelli di immagine, per la Camera e gli altri soci di Toscana Aeroporti. E — anche se il fluttuante è poco — eventuali ricadute in borsa. Sicuramente, mancherebbe il futuro mancato profitto. E c’è poi chi, come Marco Stella, consigliere regionale di Forza Italia, ipotizza che di danni o comunque di violazioni di norme ci sia da discutere già oggi. «Le ultime notizie stampa e le dichiarazioni del ministro Toninelli potrebbero profilare un reato di turbativa di mercato sul titolo di Toscana Aeroporti?» scrive Stella, che ha chiesto alla Consob di verificare e tutelare la società Toscana Aeroporti e gli investitori. «I titoli quotati in Borsa hanno regole precise».