Sul filo della guerra tra Firenze e Roma
I rapporti tra il governo e Palazzo Vecchio: tanti telefoni muti, molte tensioni, alcuni spiragli
Non c’è solo lo sviluppo di Peretola a dividere Firenze e il governo. Sono diversi i fronti aperti tra Palazzo Vecchio e Palazzo Chigi: dai poliziotti chiesti in più da Nardella alla realizzazione della Loggia di Isozaki. Tra molte tensioni, telefoni che non squillano e qualche spiraglio.
Con la conquista di Roma da parte di Renzi e dei «suoi» fiorentini, Firenze e la Toscana avevano ottenuto una centralità mai conosciuta prima. Palazzo Vecchio ospitava summit internazionali, lo Stato annunciava finanziamenti su ogni richiesta locale (anche se non sempre i soldi sono arrivati). Col declino di Renzi e l’arrivo del governo gialloverde, il vento è cambiato. E, al di là della distanza politica, sono in crisi i rapporti istituzionali. Il «Toninelli dimettiti» pronunciato da Nardella sulla querelle della nuova pista di Peretola è lo specchio della tensione tra Firenze e Palazzo Chigi. Che tuttavia varia a seconda delle posizioni dei singoli ministri di un governo con più individualità che gioco di squadra.
Nei giorni scorsi a far irritare Palazzo Vecchio è stato il mancato arrivo dei commissari per il pre-esercizio della linea 2 della tramvia, col risultato che l’inaugurazione scalerà al 2019. Difficile pensare che il ministero delle Infrastrutture voglia boicottare il tram, ma nell’agenda degli uomini di Danilo Toninelli Firenze non sembra la priorità. Martedì, invece, l’annuncio del ministro di voler rimettere in discussione la nuova pista di Peretola ha natura tutta politica, con l’esponente grillino che ha tirato il freno a mano su molte altre grandi opere, vedi sulla stazione Foster. Palazzo Vecchio col ministro non ha alcun canale di comunicazione. E la nuova pista di Peretola rischia di saltare. Stesso scenario anche col ministro dell’Interno Matteo Salvini: Nardella gli ha scritto una lettera protestando per la mancata integrazione degli organici di polizia e chiedendo un incontro, Salvini ha risposto solo coi tweet o a mezzo stampa.
Ma non è gelo con tutti i discateri. Sarà che è fiorentino, ma Alfonso Bonafede (Giustizia) ha rapporti cordiali con Nardella: i due si sono incontrati l’estate scorsa, il ministro si è detto interessato alla ristrutturazione del carcere di Sollicciano e nei giorni scorsi ha inaugurato a Firenze un ufficio giudiziario di prossimità.
Più articolato il rapporto col titolare dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, in cui Palazzo Vecchio ha trovato una sponda per il finanziamento dei progetti di valorizzazione dei musei statali e civici. Persino la direzione Cultura del Comune ha rapporti con i vertici del Mibact. Di recente, Bonisoli ha detto sì alla loggia degli Uffizi progettata da Isozaki, facendo felice il sindaco di Firenze, e ha annunciato future assunzioni per la Biblioteca Nazionale. Mentre sul possibile rinnovo dell’incarico al direttore della Galleria, Eike Schmidt, Nardella ha fatto il suo endorsement pubblico, ma per rispettare l’autonomia del ministro non farà pressioni dirette.
Sul fronte regionale, le posizioni del governatore Enrico Rossi e di Salvini sull’immigrazione non potrebbero essere più distanti. Mentre sulla sanità, dopo le tensioni sul caso vaccini, si è aperta una linea di dialogo che potrebbe portare il governo a togliere il tetto alla spesa sul personale, provvedimento vitale per la Toscana. L’assessore alla salute Stefania Saccardi, al primo tavolo tecnico a Roma, rivolse a Giulia Grillo un appello: «Qui nessuno le vuole farle la guerra: al di là delle distanze politiche, siamo tutti sulla stessa barca». L’assessore regionale ai trasporti, Vincenzo Ceccarelli, ha incontrato il ministro Toninelli il 13 settembre: dialogo cordiale, Ceccarelli ha spiegato le priorità della Toscana, e da allora i rapporti sono andati avanti con la segreteria tecnica del ministero. La giunta ha inviato a Roma approfondimenti su tutti i temi caldi: Peretola, Tirrenica, strada dei Due Mari, terze corsie autostradali, Darsena Europa e scavalco ferroviario di Livorno. Ma a distanza di tre mesi dall’incontro, l’assessore parla di «inerzia del ministero». E aggiunge: «Un mese fa ci hanno chiesto chi fossero i nostri referenti al ministero...». Dove la politica non arriva, arriva la protesta degli operai, che han dato manforte a Rossi: i lavoratori licenziati dalla Bekaert di Figline hanno ottenuto da Luigi Di Maio la reintroduzione della cassa integrazione per cessazione, abolita dal Jobs Act di Renzi. E forse l’attacco a Renzi è la cosa che tiene più insieme Lega e Cinque Stelle nei rapporti con Firenze. Se è vero che anche il Carroccio, in passato a favore, ora tentenna sul potenziamento di Peretola: la commissaria toscana Susanna Ceccardi lo ha detto a chiare lettere, per i leghisti pesa che la nuova pista sia targata Renzi e Marco Carrai.