E Conte rispose: «Il piano aeroporti? Io sto per partire...»
Il telefono squilla una volta soltanto e la risposta arriva subito: «Pronto?». Sull’altro lato della linea telefonica c’è il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Dopo i convenevoli, la domanda è d’obbligo: cosa pensa il premier della nuova pista di Peretola e del Piano nazionale aeroporti, dopo l’annuncio del ministro Danilo Toninelli di voler rimettere tutto in discussione. Conte è preso in contropiede: «Guardi — risponde — mi sto imbarcando per Junker e lei mi parla dell’aeroporto di Firenze… Ascolti, non riuscirei neppure con la testa…». È l’una e mezzo e il presidente del Consiglio sta per prendere un aereo da Roma per raggiungere Bruxelles, per incontrare il presidente della Commissione europea Jean Claude Junker, con cui discutere dei limiti di deficit della legge di Bilancio in discussione in Parlamento. Da un aeroporto all’altro, tentare almeno una seconda volta è d’obbligo. Facciamo appello alla sua esperienza da docente universitario di diritto privato alla facoltà fiorentina di Novoli, da cui ogni minuto si vedono aerei che decollano o atterrano sulla (vecchia) pista di Peretola: «Guardi — dice il professor Conte — stiamo esaminando l’ultima documentazione (sul caso Ue, ndr) e mi viene da sorridere perché lei mi presenta per una premura fiorentina…». Un argomento che per Firenze ha però un’importanza capitale, è il nuovo tentativo con cui cerchiamo di far breccia nel presidente del Consiglio. Ma lui si chiude a riccio: «In questo momento però c’è l’Italia: stiamo sul pezzo con carte alla mano, stiamo esaminando gli ultimi documenti e non posso proprio prestare attenzione». Il professor Conte si congeda, com’è suo solito, con estrema cortesia. E il quarto tentativo, quello che sarebbe servito per ricordargli che il Piano nazionale aeroporti è appunto nazionale, non può andare in porto. Ma almeno l’incontro con Junker sembra aver avuto esito positivo.