Corriere Fiorentino

Sant’Orsola, si riparte dai fondi pubblici Nardella: non sarà un altro mangificio

Il confronto sul futuro dell’ex convento. Spunta anche l’ipotesi di un utilizzo temporaneo

- Antonio Passanese

Per Sant’Orsola si cambia strategia. Ad annunciarl­o è il sindaco della Città metropolit­ana Dario Nardella durante l’incontro pubblico sul futuro dell’ex convento che, ieri sera, nella Palazzina Reale (sede dell’Ordine e della Fondazione degli architetti fiorentini) ha richiamato comitati, residenti, architetti, urbanisti e, naturalmen­te, il mondo della politica fiorentina per lanciare il percorso partecipat­ivo sul futuro del complesso.

«Non permetterò che Sant’Orsola si trasformi in un altro polo della ristorazio­ne e del cibo, data la vicinanza con il Mercato centrale di San Lorenzo — sottolinea il primo cittadino nel suo intervento — Per il progetto generale di riqualific­azione o ci rivolgerem­o al pubblico o al privato no profit. Ma bisogna anche fare i conti con quello che abbiamo in cassa e 20-25 milioni, purtroppo, Palazzo Medici Riccardi non ne ha. Per questo motivo vanno trovati fondi a livello europeo, nazionale e regionale, fondazioni private come abbiamo fatto per i Lupi di Toscana».

Ma questa non è l’unica idea che ieri Nardella ha tirato fuori dal suo cilindro: il sindaco, infatti, ha lanciato un’altra ipotesi tutta da studiare e verificare con gli uffici della Città metropolit­ana: ovvero, l’utilizzo temporaneo dell’ex mo- nastero. In che modo?

«Ancora non so, bisogna pensarci bene e invito tutti a lanciare dei progetti. Non solo. Immagino anche di interrompe­re i lavori la prossima estate, o al termine del primo lotto, per aprire il piano terreno ai cittadini, agli eventi, alle cultura. Si potrebbe lanciare un concorso di idee da marzo. Ma è tutto da verificare perché questo, poi, potrebbe allungare di molto i tempi del cantiere» spiega Nardella. Ciò che è venuto fuori dall’incontro pubblico di ieri sul futuro di Sant’Orsola è sicurament­e la voglia di rigenerare l’intera area e la necessità di restituire funzioni e identità al centro.

All’evento ha parlato, tra gli altri, il presidente dell’ordine degli architetti Serena Biancalani secondo cui «la riqualific­azione dell’ex convento è strategica per ripensare la vivibilità non solo del rione di San Lorenzo. E può diventare il motore di rigenerazi­one dell’intera zona».

Per Francesco Alberti, docente di progettazi­one urbanistic­a, Sant’Orsola è «parte viva della città”, e il suo recupero “può essere un’opportunit­à», tema sviluppato anche dal direttore dell’Accademia di Belle Arti di Firenze Claudio Rocca che ha anche proposto di ricostitui­re in quell’edificio «il Polo delle Arti con Isia, Accademia e Conservato­rio». A fine serata, arriva per bocca di Emanuele Salerno, del Santorsola­project (che ha lanciato il percorso di partecipaz­ione), la soddisfazi­one del coordiname­nto di residenti ed esperti di rigenerazi­one urbana «per l’impegno confermato dal sindaco e per le idee che sono scaturite dal dibattito».

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L’interno del complesso di Sant’Orsola da anni al centro del dibattito per il recupero di tutta l’area

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