Corriere Fiorentino

Un suicidio in cella, i detenuti protestano per l’affollamen­to

- V.M.

Il suicidio di un detenuto ha scatenato la protesta nel carcere Don Bosco di Pisa. Tutto è iniziato martedì sera, intorno alle 22. Un detenuto senegalese, 30 anni, afflitto da problemi psichici, viene dimesso dall’infermeria. È in custodia cautelare dal 7 novembre e aspetta il processo per spaccio di droga. Sembra sereno: saluta i compagni, gli agenti. Ma la situazione precipita in una manciata di minuti. Rientra in cella, assicura il lenzuolo alle sbarre della finestra e si toglie la vita. A dare l’allarme è il compagno di cella, rientrando dal bagno. Gli agenti della penitenzia­ria chiamano il 118, ma ogni tentativo di rianimazio­ne si rivela vano. Ieri mattina, la notizia si diffonde nelle celle. E durante l’ora di aria, parte la protesta dei detenuti contro il sovraffoll­amento. Danno fuoco alle magliette e danneggian­o le suppellett­ili delle celle. Nel frattempo, saltano anche alcuni interrogat­ori di garanzia. La situazione ritorna alla calma quando il direttore del Don Bosco, reggente anche della casa circondari­ale di Lucca, riceve i detenuti. È la fine di una lunga giornata. Ieri al Don Bosco erano detenute 285 persone, mentre la capienza regolament­are è di 206 detenuti. La Procura ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato nè indagati, e disposto l’autopsia sul corpo del senegalese. «Sventiamo tanti casi simili, salvando la vita di tanta gente disperata. In questo caso non ci siamo riusciti, pure impegnando le risorse umane al massimo», commenta Claudio Caruso vicesegret­ario regionale del sindacato di polizia penitenzia­ria Osapp. «La carenza di agenti è un dato tristement­e noto. Si fatica in una struttura tanto vecchia e fatiscente a fare i controlli dovuti e ad adeguare la tecnologia».

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