Vino e piatti di qualità A tavola con il club del Chianti Classico
Due bottiglie su dieci al ristorante sono di Chianti classico. Il dato sale a tre bottiglie su dieci se il confronto è circoscritto ai soli vini toscani. A dirlo è uno studio dell’agenzia milanese «2night», commissionato dal consorzio del Gallo Nero, che ha preso in esame 300 esercizi tra le province di Firenze e Siena.
Una volta il ristorante era per i produttori di vino quasi solo una vetrina. Oggi si è capito che, soprattutto in alcune di quelle vetrine, esserci significa migliorare la propria immagine e con essa i fatturati. Nasce da qui il progetto «Amici del Chianti classico», una sorta di club per i ristoranti con almeno il 30% di vino della Docg in carta. Il nuovo progetto, presentato ieri al Golden View di Firenze, mira da una parte a migliorare il posizionamento dei vini della denominazione divisa tra Firenze e Siena e dall’altra a perfezionare le conoscenze e la qualità del servizio di osti, ristoratori e sommelier. Il consorzio ha già selezionato una prima schiera di locali che hanno ricevuto una targa di legno ricavato dalle botti di rovere.
Alla sua prima uscita ufficiale da quando è stato eletto, Giovanni Manetti ha sottolineato più volte il concetto di «non riproducibilità» del Chianti classico, della sua «autenticità e tipicità». Il 2019 per il Chianti classico sarà infatti un anno cruciale. Gli oltre 600 soci sono chiamati a una decisione storica. «Per la fine del prossimo anno — ha aggiunto Manetti — contiamo di portare a termine il lavoro sulle menzioni geografiche aggiuntive» ovvero sulle caratteristiche dei vini dei singoli comuni o frazioni dell’intero Chianti classico.
Nel frattempo, anche il mercato sembra descrivere la scalata del Chianti classico. Il 2018 segna una sostanziale tenuta nelle quantità di vini imbottigliati (-5/7%) ma il valore è aumentato grazie all’incremento del prezzo medio delle bottiglie.